I Miserabili approdano al Sociale
Capolavoro senza tempo e catalogo totalizzante del vivibile: l’amore, il dolore, l’esilio, la povertà, la lotta di classe e politica, la felicità, la morte, il bene e il male, l’innocenza e la malvagità più feroce, la rinascita e il riscatto. Una pietra miliare della letteratura dell’Ottocento e un grandioso affresco di una metropoli industriale, ma soprattutto un libro vivo che è confluito in decine e decine di film, musical, sceneggiati. I Miserabili di Victor Hugo, ultima produzione del Ctb di quest’anno, condivisa con Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, ha quasi la prepotenza di una sfida: mettere mano a un patrimonio dell’umanità, un vero monumento letterario e ridurlo ad uno spettacolo teatrale. È come scucchiaiare il mare, eppure si può.
L’allestimento ha già debuttato al Mercadante di Napoli e martedì 8 maggio la parabola di Jean Valjean, l’ex galeotto redento, farà tappa al Sociale nella nuova riduzione di Luca Doninelli per la regia di Franco Però. In scena 13 attori con Franco Branciaroli mattatore. Lo spettacolo è stato annunciato ieri mattina alla presenza di Patrizia Vastapane e Gian Mario Bandera, rispettivamente consigliere e direttore del Ctb. «Ci vuole del coraggio per mettere in scena un romanzo-monstre, il più conosciuto dell’Occidente — ha detto il regista Franco Però — Non è stato facile, perché il testo va messo sempre nella carne degli attori, ma siamo contenti del lavoro fatto».
Anche Luca Doninelli, lo scrittore bresciano autore dell’adattamento, ha definito l’impresa «temeraria… Un’opera come i Miserabili è capace di parlare a ogni epoca come se di quell’epoca fosse il prodotto, l’espressione diret- ta. I Miserabili sono ciò che sta oltre il terzo e quarto stato, e rappresentano l’umano nella sua nudità: spogliato non solo dei suoi beni terreni, ma anche dei suoi valori, di quelli etici fino alla paura e semplice dignità che si è data dall’essere uomini».
Doninelli ha sottolineato che il romanzo laico di Hugo ha la forma narrativa di un «dramma sacro», nel senso che il riscatto di Jan Valjean, quel suo essere meritevole di un dono ricevuto (i famosi candelabri trafugati e poi donati dal vescovo) appartengono alla simbologia sacramentale e battesimale. «Questo è un romanzo — ha concluso Doninelli — che appartiene alla storia del genere umano, come la ruota, la penicillina o la scoperta dell’America».
Il cast è composto, oltre che da Franco Branciaroli, da Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Federica De Benedittis, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo. Le scene sono di Domenico Franci, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di Antonio Pofi, le luci di Cesare Agoni. Le repliche sono in programma fino al 20 maggio, durata 3 ore circa compreso intervallo.