LISTE CIVICHE E APPARENZE
Più apparire che essere. Sembra questo l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative. Le forze politiche stanno attrezzandosi, non senza qualche mal di pancia. È una fioritura delle liste civiche a sostegno dei candidati dei due maggiori schieramenti. Tutto nella norma. Tuttavia, la prossima tornata amministrativa potrebbe essere il vero turning point della politica locale, un punto di svolta importante e decisivo per tutti – partiti, liste, movimenti – che devono reinventarsi un nuovo ruolo. Rispetto alle politiche, le dinamiche locali presentano certamente declinazioni e aspettative diverse ed è opportuno e indispensabile, che i partiti siano in grado di fornire risposte adeguate e, in modo particolare, offrire un ricambio generazionale convincente. Che è la sfida più difficile anche a livello nazionale. La presenza delle liste civiche, se è un tratto distintivo ormai da qualche decennio, presenta lati positivi e negativi. Il civismo, nelle diverse forme di associazionismo e cooperazione, ha attraversato la nostra storia millenaria. Nella politica, però, assume, a mio parere un significato diverso. Le liste civiche presentano forme che sempre più si apparentano con un feudalesimo partitico, frutto di scelte tattiche ma che, alla fine, condizionano fortemente l’azione politica. Sono, ovviamente legittime, ma non mi pare un segnale lungimirante perché frammentano il quadro politico, quando, al contrario, sarebbero necessarie forze politiche coese e radicate nel tessuto sociale. Ciò che emerge dal quadro politico locale, va nella direzione opposta. Solite liste e soliti nomi. Poco che possa segnalare un lento ma progressivo ricambio generazionale. La politica dovrebbe ricercare energie nuove dotate di capacità di ricerca del bene comune al di là delle vere o presunte appartenenze. Un dialogo continuo con la città, un desiderio di affrontare problemi sulla base di conoscenze certe e non supposte. Immaginare un lungo percorso non limitato alla brevità del mandato, ma alla prospettiva di lungo termine. Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni che vanno aiutate ad interessarsi della politica non come luogo di soli tornaconti personali ma come strumento di responsabilità collettive. La vera sfida, a mio parere, è proprio questa e non sarà facile uscire da schemi irrigiditi da una visione della politica che non risponde più ai continui mutamenti in atto. La speranza è che la campagna elettorale dia un segnale in questo senso, poi i voti si contano e non si pesano.