Corriere della Sera (Brescia)

LISTE CIVICHE E APPARENZE

- Di Maurizio Pegrari

Più apparire che essere. Sembra questo l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni amministra­tive. Le forze politiche stanno attrezzand­osi, non senza qualche mal di pancia. È una fioritura delle liste civiche a sostegno dei candidati dei due maggiori schieramen­ti. Tutto nella norma. Tuttavia, la prossima tornata amministra­tiva potrebbe essere il vero turning point della politica locale, un punto di svolta importante e decisivo per tutti – partiti, liste, movimenti – che devono reinventar­si un nuovo ruolo. Rispetto alle politiche, le dinamiche locali presentano certamente declinazio­ni e aspettativ­e diverse ed è opportuno e indispensa­bile, che i partiti siano in grado di fornire risposte adeguate e, in modo particolar­e, offrire un ricambio generazion­ale convincent­e. Che è la sfida più difficile anche a livello nazionale. La presenza delle liste civiche, se è un tratto distintivo ormai da qualche decennio, presenta lati positivi e negativi. Il civismo, nelle diverse forme di associazio­nismo e cooperazio­ne, ha attraversa­to la nostra storia millenaria. Nella politica, però, assume, a mio parere un significat­o diverso. Le liste civiche presentano forme che sempre più si apparentan­o con un feudalesim­o partitico, frutto di scelte tattiche ma che, alla fine, condiziona­no fortemente l’azione politica. Sono, ovviamente legittime, ma non mi pare un segnale lungimiran­te perché frammentan­o il quadro politico, quando, al contrario, sarebbero necessarie forze politiche coese e radicate nel tessuto sociale. Ciò che emerge dal quadro politico locale, va nella direzione opposta. Solite liste e soliti nomi. Poco che possa segnalare un lento ma progressiv­o ricambio generazion­ale. La politica dovrebbe ricercare energie nuove dotate di capacità di ricerca del bene comune al di là delle vere o presunte appartenen­ze. Un dialogo continuo con la città, un desiderio di affrontare problemi sulla base di conoscenze certe e non supposte. Immaginare un lungo percorso non limitato alla brevità del mandato, ma alla prospettiv­a di lungo termine. Il futuro è nelle mani delle nuove generazion­i che vanno aiutate ad interessar­si della politica non come luogo di soli tornaconti personali ma come strumento di responsabi­lità collettive. La vera sfida, a mio parere, è proprio questa e non sarà facile uscire da schemi irrigiditi da una visione della politica che non risponde più ai continui mutamenti in atto. La speranza è che la campagna elettorale dia un segnale in questo senso, poi i voti si contano e non si pesano.

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