Alcol, «canne» e bullismo Come reagiscono i licei «Lezioni rieducative, onlus e telecamere in cortile»
Dalle bottiglie di gin in gita scolastica, alla «lezione» educativa. «Una classe si era portata la scorta di alcol, non è stata bevuta perché i professori, grazie al vigile controllo e un po’ di fortuna, se ne sono accorti. Al loro rientro, gli studenti hanno trovato me che li aspettavo al portone. Ci siamo messi tutti in cerchio, l’abbiamo trattata in modo positivo ma severo, come un’occasione importante di responsabilizzazione e crescita. Gli studenti hanno espresso un grosso vuoto interiore e bisogno di condividere esperienze con i pari. Abbiamo deciso di andare a parlare con i clochard della Stazione Centrale, di sera. Come esperienza, molto meglio della bevuta». Sorride ma è serissima quando racconta, la preside del Donatelli Pascal Carmela De Vita. Ogni istituto, davanti alla trasgressione degli adolescenti, sperimenta misure, secondo il proprio stile e la propria impronta.
«Il basso voto in condotta e la sospensione, metodi tradizionali, sempre più spesso sono accompagnati dai lavori socialmente utili da svolgere a scuola: restare a casa (in teoria a riflettere, in pratica con i
Squillace (Volta) I metodi tradizionali come un basso voto in condotta sono sempre più spesso seguiti da lavori socialmente utili da svolgere a scuola Lasciarli a casa non serve
Donadei (Feltrinelli) Troppa autonomia Episodi gravi di violenza online vanno sanzionati con denunce alla polizia postale Serve maggiore controllo e aiuto da parte dei genitori
videogiochi) non è vissuto come onta o punizione», considera Domenico Squillace del liceo scientifico Volta.
Così è stato fatto ad esempio poco tempo fa in un liceo dove alcuni quattordicenni avevano diffuso il video di una compagna senza veli: «condannati» a sistemare il cortile e la biblioteca. Al Parini, dove alcuni ragazzi di seconda sono stati scoperti con il «fumo» in gita scolastica a Roma, sono stati convocati tutti i genitori e ci sono stati incontri nelle classi. Gli episodi di indisciplina più gravi, a sorpresa, si presentano nelle prime e nelle seconde, con i ragazzini più piccoli, in tutti i tipi di scuole, dal centro alle periferie. All’istituto Lagrange, qualche tempo fa, ci sono stati casi di ripetuta prepotenza nei confronti di un ragazzo diversamente abile: «In una prima, alcuni ragazzi pretendevano da lui denaro. Abbiamo allontanato i responsabili per cinque giorni, con compiti aggiuntivi e riflessioni sul tema — racconta la preside Neva Cellerino —. Ci sono stati anche gravi atti di vandalismo, avevamo un accordo con la onlus l’Aquilone e abbiamo mandato là i ragazzi che dovevano riscattarsi, come volontari per una settimana. Ma si sono comportati talmente male, che l’associazione non ne ha più voluto sapere».
Le scuole si organizzano con i lavori «di recupero» all’interno, allora. «Il modo in cui si affrontano queste cose diventa in un certo senso parte del Ptof, il Piano dell’offerta formativa», azzarda Emilia Ametrano, preside dell’artistico Brera che ha installato telecamere in giardino («funzionano da deterrente») e appena varato un nuovo regolamento che «comprende le nuove mancanze», come le definisce lei: consumo o spaccio di sostanze, bullismo, cyber bullismo. «Il Brera adesso ha una precisa tabella delle sanzioni da applicare nei vari casi, in particolare il cyber bullismo ai danni di compagni o professori prevede dalla sospensione alla non ammissione agli scrutini».
Anche all’istituto Feltrinelli (in zona Porta Lodovica) si sono verificati «episodi importanti di prevaricazione online sanzionati sospensioni dure e denunce alla polizia postale». Cosa ci vorrebbe? «Maggiore controllo e collaborazione da parte dei genitori — sostiene la dirigente Maria Rita Donadei —. I ragazzi che arrivano dalle medie godono di troppa autonomia nell’accesso alle chat di app e siti Internet».
Una direzione netta arriva infine dal liceo linguistico della Manzoni: «Puntiamo tutto sull’emersione dei fenomeni — spiega con lucidità il preside Pino Polistena —. La cosa più importante è che i ragazzi si aprano, ci raccontino cosa succede. Le pene esemplari contribuiscono solo a nascondere, ad alimentare l’ipocrisia che magari serve per preservare un presunto buon nome della scuola. La verità è che siamo tutti alle prese con sostanze e atti di prevaricazione».