Da Emma Dante a Fresu i «cult» del Teatro Grande
GLI EVENTI DALLA LIRICA AL JAZZ
Profanatrice spregiudicata di intrighi domestici, favole e miti, ha osato con nudi adamitici, Cenerentole dark assalite da un seguito di erinni-bambole meccaniche e Carmen demoniache («La sua Carmen è il diavolo» cit. Franco Zeffirelli). Sfacciata e anticonformista, con quel ciuffo bianco mefistofelico venerato dai loggionisti, il 13 e il 15 dicembre l’eretica Emma Dante porterà in scena un dittico sull’abbandono femminile che ha già sedotto la critica: La voix humaine di Francis Poulenc, antiromantico compositore francese onnivoro di influenze, e La cavalleria rusticana.
La signora delle provocazioni è il nome di culto di un cartellone in bilico tra classicismo e sperimentazione che inizia il 28 settembre con la Tosca secondo il Vangelo di Andrea Cigni, diretta dal premiatissimo Valerio Galli.
Lirica d’autore, sussurri jazz, Giselle in abiti di chiffon che prendono a frustrate Myrta, viaggi musicali all’inferno e la Festa dell’Opera come preludio (il 15 settembre): la stagione 2018 del Teatro Grande è un amalgama di tradizione e anticonformismo. «È importante — fa sapere il soprintendente Umberto Aneglini — soprattutto perché ci permette di ricordare il maestro Giancarlo Facchinetti (morto nel 2017, ndr) con una produzione sostenuta dalla fondazione». L’ultima opera del genio, Viaggio musicale all’inferno, andrà in scena il 12 e il 14 ottobre: divisa in
dieci quadri, è tutta intrisa dell’indole provocatoria e umoristica del compositore. «Ci restituisce l’immagine di Facchinetti in tutte le sue sfaccettature» dice Andrea Faini, che ha scritto il libretto (la partitura è firmata da Dèdalo ensamble). A cinque anni improvvisava zingarate nell’osteria del padre: da vecchio ormai ricco sfondato, scriveva capolavori anche se depresso: il Falstaff di Giuseppe Verdi è il terzo titolo del cartellone (il 16 e il 18 novembre). Poi l’applauditissima Cenerentola della Scuola di ballo dell’accademia della Scala (24 e 25 novembre) e il Rinaldo di Handel mai rappresentato finora al Grande. Con il dittico di Emma Dante si chiude il programma di opera e balletto, ma il palco continua a essere assalito dagli artisti.
Tra gli spettacoli per cui sono previsti sgambetti e omicidi per l’ultima poltrona di- sponibile c’è la Giselle di Dada Masilo, coreografa di origini africane incline a spregiudicate riletture dei classici (il 30 ottobre): la sua eroina con il frustino e i cigni Zulu in tutù a piedi nudi ha avuto un successo planetario.
Prima, il 23 ottobre, l’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, ammaestrata dal maestro Mikko Franck, salirà sul palco con Sol Gabetta, divina violoncellista argentina: il concerto rientra in un progetto triennale con la fondazione del Grande.
I cronisti ne avevano una gran paura non tanto per le sfuriate contro gli impertinenti che osavano assillarla con domande idiote, ma per quello sguardo nero che emanava massimo divismo: Maria Callas ha ispirato l’omonima coreografia di Reinhild Hoffman che debutta in Italia e a Brescia il 6 dicembre. Si tratta di una pièce storica (creata nel 1983) che esula dall’agiografia per diventare un’ode al teatro e far trapelare tutte quelle sfaccettature che hanno reso la cantante un mito. Da segnare anche Paolo Fresu che infonde un ritmo jazz e anarchico alle canzoni di Natale il 17 dicembre, e Still Requies, il progetto di Mauro Montalbetti: la Prima Guerra Mondiale raccontata non solo dai soldati ma anche dalle mogli, dalle madri, dalle figlie. La fondazione sta lavorando anche per uno spettacolo di prosa: «C’è una riflessione con Gian Mario Bandera, direttore del Ctb, su un progetto filmico» fa sapere Angelini.
Dettagli vari ed eventuali sul sito teatrogrande.it.