LA MITEZZA DELLA POLITICA
Per chi abbia seguito l’azione di Mattarella negli ultimi giorni – e la fredda determinazione nel difendere le prerogative costituzionali del presidente della Repubblica – era spontaneo il ricordo delle sue parole in ricordo di Mino Martinazzoli, pronunciate a Brescia il 6 settembre 2016. «La politica mite non è affatto una politica debole ma, al contrario, è propria di chi è convinto della forza dei propri valori e delle proprie opinioni e non pretendere di imporle […] Un atteggiamento che induce alla coesione e a cercare, ancora una volta, le ragioni che uniscono piuttosto che quelle che separano». Convinzione, mitezza, ricerca del compromesso: le parole chiave di una condotta politica che coniuga etica della convinzione ed etica della responsabilità, ed è alla base del patto costituzionale che regge la nostra repubblica liberaldemocratica. Una condotta di cui, tra gli altri, Martinazzoli e Mattarella sono stati e sono esempi per la cultura cattolico-democratica, dove democratico va inteso come liberaldemocratico. Tra i maestri di questo orizzonte culturale v’è Romano Guardini, il quale nel 1946, nell’appena nata Repubblica tedesca, mostrava come l’essenza della democrazia stesse nel rispetto del limite: «(...) mi sembra di intendere per democrazia quanto segue. Una condizione di vita nella quale l’iniziativa primaria, dell’azione personale così come di quella pubblica, si trova nell’uomo singolo. Di fronte a questa iniziativa sta una coscienza vigile del diritto altrui e del diritto della totalità, della res pubblica. Quando la res pubblica ha definito in forma legittima una materia (costituzione, legge, sentenza ecc.), la sua decisione è vincolante per me anche se sono di parere diverso. Posso oppormi ad essa solo attraverso le vie previste della legge. Al sentimento fondamentale della democrazia appartiene inoltre la propensione spontanea, anzi ancor di più, il ritenere come cosa naturale che ogni questione, che ricade nella vita altrui o in quello della comunità, venga trattata da tutti in modo paritario e risolta attraverso un confronto razionale e basato sul rispetto». In giorni nei quali sono apparsi all’orizzonte presagi di maggioranze democratiche con pulsioni illiberali, le parole di Guardini invitano a un di più di responsabilità, proprio perché, come insegnano tutti i classici, la democrazia liberale non è un destino, ma una possibilità da custodire.