Corriere della Sera (Brescia)

Welfare: le ricette per sostenere le famiglie, gli anziani e i disabili

- Trebeschi

In una città che invecchia il tema di una maggiore assistenza domiciliar­e agli anziani mette d’accordo i tre principali candidati sindaco. Del Bono vuole più strutture per l’infanzia, Vilardi un bonus bebè da 150 euro al mese, Ghidini il microcredi­to per famiglie ed imprese.

È una città che invecchia, Brescia. E invecchier­à sempre di più, come del resto l’Italia intera. «In città — è scritto nel report dell’assessorat­o alle Politiche sociali del Comune — vivono 188 anziani ogni 100 giovani sotto i 14 anni » . È chiaro quindi che l’assistenza dovrà essere rimodulata anche in base a questi numeri: il Comune di Brescia spende alla voce «anziani» 9 milioni di euro, che sono quasi un quarto dei 40 messi a bilancio (di cui 5 milioni poi recuperati direttamen­te dall’utenza): ci sono invece 7 milioni per la prima infanzia e 5,6 per i «minori».

Nel 2027 le proiezioni immaginano che le coppie che vivono a Brescia avranno forse meno figli: i bimbi dagli zero ai 14 anni peseranno per il 12% della popolazion­e (oggi sono il 13,2%). Per far sì che il lavoro delle donne possa rimanere stabile bisognerà vincere la sfida della conciliazi­one lavoro-famiglia, che si basa anche sull’iscrizione dei bimbi agli asili nido. Ma quanti sono i piccoli che frequentan­o i 38 nidi della città e i 12 «Tempi per le famiglie» (spazi dedicati ai bimbi accompagna­ti da genitori, nonni o baby sitter)? Ci entrano tutti i giorni 1.243 bambini, pari al 27% dei 4.652 che hanno un’età compresa tra zero e due anni. Ancora pochi, potrebbe dire qualcuno. Ma è pur vero che, nel giro di cinque anni, le famiglie che frequentan­o i servizi della Prima infanzia sono comunque cresciute del 30%. Se si guardano le statistich­e, metà della popolazion­e residente a Brescia ha tra i 30 e 64 anni: in piena età lavorativa. E se in provincia la disoccupaz­ione si aggira tra il 6 e il 7%, in città non va dimenticat­o un fenomeno parallelo e, forse, più preoccupan­te: i «Neet». Cioè coloro che non studiano né lavorano, sospesi Abitanti Femmine Coppia con figli Coppia senza figli Madre con figli Padre con figli Associazio­ni Cooperativ­e sociali Comune di Brescia in un limbo paludoso. Ma quanti sono? Consideran­do i ragazzi tra 29 e 35 anni, si stima che le famiglie con almeno un Neet siano 6.679.

Ma il welfare dovrà occuparsi anche di disabili: quelli in carico al Comune di Brescia sono passati dai 529 del 2013 agli 804 dell’anno scorso: per tutti loro la Loggia e il privato sociale offrono 84 servizi, raggruppat­i nelle diverse tipologie. Nei prossimi anni, però, il welfare dovrà preoccupar­si sempre di più della popolazion­e che invecchia. Gli over 65 anni di oggi sono sì pensionati, ma chiamarli anziani è ormai anacronist­ico. I cosiddetti «grandi anziani», che superano gli 85 anni, crescerann­o: oggi rappresent­ano il 4,3% della popolazion­e residente, ma tra dieci anni saranno il 6,3%. Ecco perché è importante lavorare il più possibile sui servizi domiciliar­i: finché l’anziano può rimanere a casa propria — magari sfruttando l’Rsa aperta o servizi a domicilio che puntino alla salvaguard­ia di una parziale autonomia — è possibile dare risposte in maniera più esaustiva. Su questo obiettivo, non a caso, sono d’accordo tutti i principali candidati sindaco della città, dall’uscente Emilio Del Bono a Guido Ghidini dei 5 stelle, compresa Paola Vilardi. La quale nel suo programma ricorda come sia «un dovere uscire dalla logica del ricovero». I posti nelle case di riposo sono troppo pochi rispetto alle richieste: ecco perché il Comune ha lavorato per ottenere una lista «unica» delle strutture, in modo da evitare che le famiglie presentass­ero domanda in più strutture, contempora­neamente. Ma l’assessore Felice Scalvini un primo risultato l’ha già ottenuto: da duemila domande si è passati a circa 800. Un lavoro di rete e di efficienza che andrà a beneficio di chiunque diventerà primo cittadino.

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Candidati Grande attenzione alle famiglie (Getty Images)

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