Brescia Musei, dalla Loggia 10 milioni in 4 anni
Il bilancio di missione: dai privati, un milione di euro nel 2017
Il bilancio di missione di Brescia Musei, 162 pagine tra progetti, cantieri, rivoluzioni nella gestione, ricavi e finanziamenti, è stato pubblicato sul sito della fondazione per la prima volta: dal 2014 al 2017, la Loggia ha contribuito con oltre 10 milioni di euro, ma al tempo stesso sono cresciuti i mecenati privati.
Hanno diffuso i segni precari di Mimmo Paladino tra lacerti romani e architetture razionaliste (la mostra Ouverture). Attentato alle regole dell’arte con Gioconde baffute e reliquie del cabaret Voltaire (l’esposizione sul Dada), trasformato Santa Giulia in una camera oscura (il Photo Festival), concesso al culto dei visitatori vita, opere e miracoli in scala di Christo, arruolato follower sui social ( 40 mila), mecenati e studenti nei musei (oltre 45 mila ragazzini solo l’anno scorso).
I quattro anni di vernici, laboratori, restauri, cantieri, rassegne, bandi e fatture di Brescia Musei sono in un bilancio di missione (un malloppo di 162 pagine) pubblicato sul sito della fondazione: «Una novità assoluta e un processo trasparente che diventerà una consuetudine per rendere noti al pubblico obiettivi, trasformazioni e risultati» ha detto il vicesindaco Laura Castelletti. Per ogni capitolo, un tema: dal cambiamento «radicale» (cit il direttore Luigi Di Corato) della missione alla riorganizzazione interna e alle assunzioni (quattro persone con profili specifici), dai restauri (un centinaio) ai prestiti di opere ad altri musei (70), dai cataloghi pubblicati (16) agli orari di apertura (in crescita) fino al numero di visitatori (raddoppiati dal 2013: ne hanno contati 220 mila nel 2017, di cui quasi 79 mila gratuiti), non viene escluso nulla.
Nemmeno i finanziamenti — ordinari e non — della Loggia: 10 milioni e 337 mila euro in quattro anni. I corrispettivi, esclusi i bonifici straordinari, sono passati dai 2.131.107 euro del 2014 ai 2.435 mila dell’anno scorso. Altri assegni hanno permesso di chiudere le mostre in parità. Esempi vari: il preventivo di quella su Ugo Mulas, oltre 57 mila euro, è stato saldato con i 60 mila del Comune. Per Brixia e le genti del Po (la biglietteria ha avuto ricavi per 259.499 euro e 50 centesimi), la Loggia ne ha versati altri 248 mila. Se Chagall ha fatturato bene, circa 270 mila euro tra biglietti e cataloghi, ne ha ricevuti 70 mila di contributo (il costo del progetto: 381 mila euro). Christo il più esoso: i 663.595 euro del preventivo sono rientrati con i circa 270 mila dai ricavi e il corrispettivo di 258 mila del Comune, oltre a sponsor vari.Bene il Photo Festival (circa 400 mila euro da ingressi e cataloghi, 70 mila dalla Loggia), male il rebelrebel Ferlinghetti (tra biglietteria e bookshop non si arriva a 25 mila euro). Su Tiziano, i conti sono ancora aperti: secondo indiscrezioni, dal 21 marzo a questa settimana, la mostra da 868 mila euro è stata vista da circa 30 mila persone. A pagina 161, i ricavi: con la biglietteria, Santa Giulia ha guadagnato 378 mila euro nel 2014, 327.906 l’anno dopo, 324.963 nel 2016 e 351 mila l’anno scorso. Il parco archeologico è passato dai 26.853 euro del 2015 ai 156 mila del 2017, e anche il Museo delle Armi, ridisegnato negli ultimi mesi, è cresciuto (se fino a due anni fa non arrivava a 30 mila euro, l’anno scorso ha superato i 41.143. Inclusi il Museo del Risorgimento e le mostre temporanee, in complesso i ricavi sono decollati: dai 416.179 euro del 2014 si è passati ai 906.991 del 2017.
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anni fa hanno firmato assegni per 42.777 euro, nel 2017 hanno sborsato 1 milione e 104 mila euro (pagando per intero la mostra di Paladino o contribuendo al restauro di alcune opere della Pinacoteca, per fare un esempio). L’ultimo atto del cda è galanteria istituzionale: le cariche saranno rimesse al nuovo sindaco dopo le elezioni