Corriere della Sera (Brescia)

Il paese delle reliquie

- di Costanzo Gatta

Cellatica, al pari di centinaia di altri Comuni d’Italia e d’Europa, ha San Giorgio per patrono. Al cavaliere di Lydda (Tel Aviv) è intitolata la parrocchia­le, consacrata nel 1670 dal vescovo Marino Giorgi. Ma il Comune, ormai legato alla città, ha pure la gioia di conservare due reliquie del cavaliere che dopo aver sconfitto il drago divoratore di fanciulli e fanciulle, venne decapitato il 23 aprile del 303 rifiutando­si di abiurare. Sono sacri frammenti conservati in preziose teche.

Cimeli invidiati, ad esempio, da alcuni ordini cavalleres­chi: il militare di Calatrava, il Teutonico, il Sacro militare costantini­ano, i cui cavalieri un tempo si lanciavano in battaglia al grido: «Per san Giorgio! » . Ma c’è di più. Nella chiesa sono conservate altre 50 reliquie di santi ed un frammento della croce di Gesù. 51 pezzi. Che farebbero invidia a Federico III di Sassonia che riuscì a colleziona­re ben 19mila reliquie di santi; e la rabbia, ovviamente, del monaco Lutero che combatteva il culto delle reliquie ed il commercio delle indulgenze.

Queste ed altre curiosità possiamo leggerle nel libro a firma di Cesare Bertulli da Cellatica. Singolare figura di studioso è questo innamorato della storia di casa. Rimasto per trent’anni lontano da Brescia — la profession­e l’aveva portato all’estero — s’era ripromesso, una volta in pensione, di dedicarsi alla brescianit­à. Oggi passa di archivio in archivio a leggere, copiare delibere e fotografar­e mappe catastali. Per anni ha raccolto con pazienza certosina tutto sulla sua casata: i Bertulli. E ne è uscita una lunga storia che contempla vescovi e avventurie­ri, diplomatic­i e artigiani, artisti del pennello e agrimensor­i. Di tutto e di più.

L’ultima fatica libraria («Cellatica - chiesa parrocchia e cimiteri», Gam Editrice, 155 pagine. Euro 10) è una raccolta aggiornata di studi del passato e dedicati alla comunità religiosa. Bertulli ci parla delle origini della chiesa di Cellatica, degli accadiment­i nei secoli, delle pertinenze della parrocchia. Ma soprattutt­o elenca e commenta le reliquie raccolte nel tempio. A cominciare da quelle del patrono. La prima fu regalata il 22 aprile 1785 da Giacomo Frassine. «Veritiera», è definita in un documento notarile controfirm­ato da sei testimoni. La seconda — ignoto il donatore — fu autenticat­a il 18 gennaio 1854 dal vescovo Verzeri.

Bertulli delle reliquie ormai sa tutto: «Le prime a comparire sono quelle poste sotto l’Alalloggia­to tar Maggiore dal vescovo Giorgi, nel 1670, in occasione della consacrazi­one o, meglio, riconsacra­zione della Chiesa». Chiariti anche gli anni in cui i cimeli erano in auge: «Le donazioni ricevute vanno dal XVII al XIX secolo; le ultime due, ricevute da Suor Maria di San Giuseppe, (al secolo della famiglia Folonari) risalgono alla prima metà del XX secolo. Appartengo­no a S.Teresa del Bambin Gesù e a S.Giovanni della Croce». Precisa ancora lo storico: «Di tutte si conosce l’origine e il donatore. Inoltre gran parte di esse sono provviste di autentica». Qualche esempio? «Quelle certificat­e come provenient­i dalle catacombe oppure degli antichi vescovi di Brescia, così come quelle di S. Luigi Gonzaga, di S. Teresa del Bambin Gesù, di S. Filippo Neri, di S. Nicola da Tolentino, di S. Antonio di Padova, di S. Carlo Borromeo o di S. Francesco d’Assisi». Spontaneo chiedere cn quali mezzi si certifichi l’autenticit­à di frammenti di stoffa o minuscole parti ossee: «La autentica dei santi più antichi può lasciare qualche dubbio quando risale al XVII, XVIII o al XIX secolo. Allora non esistevano i sofisticat­i strumenti di indagine di oggi».

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