La Milano europea del Pd Lega e FI, ansia da alleanze
Davanti a Palazzo Marino in quattromila a difesa di Mattarella. Assente il sindaco Firme di FdI per la repubblica presidenziale. Centrodestra, il nodo dei ballottaggi
Non è più (o non è ancora) tempo di piazza: Beppe Sala alla mobilitazione organizzata dal Pd non c’è. «Un impegno dell’ultima ora», la motivazione ufficiale. Il presidio era stato inizialmente convocato in difesa di Sergio Mattarella e delle sue prerogative costituzionali. Su questa piattaforma tutti gli otto sindaci di Milano degli ultimi 40 anni, da Carlo Tognoli in avanti, avevano nei giorni scorsi sottoscritto una lettera aperta di sostegno al Colle e in difesa della collocazione europeista del Paese. Ma il governo ora c’è, la crisi politica e istituzionale è stata superata dai fatti, e forse al sindaco della città più ricca del Paese conviene allora abbandonare le barricate porsi in vigile attesa, ribadendo nel frattempo le aspettative della capitale del Nord. «Quello che c’è da fare secondo me è molto semplice — spiega Sala già dalla mattina — : rispettare i dettami del patto per Milano, siglato dal Comune con il governo di Matteo Renzi, e in particolare il finanziamento della metropolitana verso Monza». «Facciamoli lavorare — prosegue il sindaco —. Immagino che rispetto al tema del reddito di cittadinanza al Sud ci sia molta aspettativa, per cui metto le mani avanti dicendo che Milano è una città che guida il Paese e vuole essere riconosciuta in questo ruolo». Parole che preannunciano la linea di prudenza e la conseguente mancata adesione alla mobilitazione organizzata proprio sotto il municipio. «Buon lavoro al nuovo governo, sono pronto a continuare la collaborazione» twitterà poi Sala in serata di fatto confermando la linea.
Nel tardo pomeriggio davanti al Comune si ritrovano invece 4 mila persone (secondo gli organizzatori), cinquecento delle quali (dato fornito ancora dai dirigenti del Pd) si preoccupano anche di sottoscrivere il documento dei sindaci di tre giorni fa. Nessuno degli otto amministratori si fa peraltro vedere in una piazza della Scala riempita solo per metà dai militanti del Pd e dalle altre sigle del centrosinistra e da un po’ di esponenti della società civile. L’intervento più applaudito dal palco sarà proprio quello di Philippe Daverio, ex assessore alla Cultura ai tempi del leghista Marco Formentini e il cui inno all’Europa in chiave storica dal palco somiglia molto più a una lectio magistralis che a un comizio politico.
Poche ore prima, a poche centinaia di metri di distanza da piazza Scala, era stata invece la destra di Fratelli d’Italia a manifestare con Daniela Santanché, Carlo Fidanza e Riccardo De Corato in favore della nascita della repubblica presidenziale. Nel centrodestra lombardo sono giorni di fibrillazione e ansia. Reggerà l’alleanza al Pirellone e nelle varie amministrazioni? Lo si capirà tra pochi giorni. Per la precisione il 24 giugno quando è in calendario il ballottaggio nei Comuni al voto. Quale sarà l’atteggiamento della Lega e del Movimento Cinque Stelle nei confronti dei candidati verdi o gialli che arriveranno alla sfida finale con il Pd? Una prima risposta la dà Paolo Grimoldi, segretario lombardo della Lega: «Per il primo turno non cambierà niente. Abbiamo chiuso le alleanze e stiamo facendo campagna insieme». E nel caso al ballottaggio dovesse arrivare un esponente dei Cinque Stelle contro un candidato della sinistra? «È già da tempo, e di questo bisogna ringraziare Renzi e la Boldrini che ai ballottaggi il nemico comune si chiama Renzi. Non c’entra il governo, ma tra noi e i Cinque Stelle c’è una collaborazione sotterranea per evitare la vittoria del Pd».
Sala Vanno rispettati i dettami del patto per Milano, siglato dal Comune col governo Renzi
Strategie Il Carroccio al voto nei Comuni: tra noi e M5S collaborazione per evitare la vittoria dem
Grimoldi Per il primo turno nulla cambia Abbiamo chiuso le alleanze e facciamo campagna insieme