Carabinieri: così il crimine si insinua nell’economia sana
I dati: nel 2018 già 620 arresti, 3346 denunce e quasi 29 mila richieste di intervento
Il rinnovato impegno per servire lo Stato senza scendere a compromessi. La garanzia di proteggere i più deboli, perché «pur in un quadro di generale flessione dei reati, non abbiamo ancora raggiunto un traguardo soddisfacente». E perché «l’esigenza di sicurezza investe l’emotività delle persone», mentre «la criminalità organizzata ha allargato i suoi orizzonti verso le realtà produttive del nord, infiltrandosi nell’economia legale». L’Arma compie 204 anni e il comandante provinciale Luciano Magrini ringrazia i suoi uomini e la città.
Non accontentarsi. Non piegarsi «al potere, ai compromessi, alle soluzioni di comodo». E continuare «a servire lo Stato in silenzio, con l’onestà intellettuale degli uomini normali al fianco del cittadino». Perché «pur in un quadro di generale flessione dei reati, non abbiamo ancora raggiunto un traguardo soddisfacente». Un uomo tra gli uomini, il colonnello Luciano Magrini, comandante provinciale dei carabinieri, che si avvia a concludere il suo secondo anno qui: tra i suoi, di uomini, quelli in divisa, e tra tutti coloro « che dobbiamo tutelare». Consapevoli che «l’esigenza di sicurezza investe l’emotività della gente, il loro modo di sentirsi realmente protetta e salvaguardata. E va al di là di sterili statistiche. È necessario che ai risultati concreti si affianchi, per i cittadini, la sensazione di poter contare su istituzioni che lavorano per arginare tutte le forme di devianza, sia quelle minori che quelle più complesse, da cui nessun territorio può considerarsi completamente immune».
Non solo. «La criminalità organizzata ha infatti allargato da tempo i suoi orizzonti verso le realtà produttive dell’Italia settentrionale, infiltrandosi nell’economia legale, anche ricorrendo alla corruzione. La risposta della magistratura e delle forze di polizia fino ad oggi è sempre stata di altissimo profilo e straordinariamente efficace, ma non bisogna però mai abbassare la guardia, cercando di cogliere con occhio vigile ogni minimo segnale di allarme». Nel contrasto all’estremismo, nell’isolare gli integralismi o nella criminalità di strada.
La Festa per i 204 anni dell’Arma, nel piazzale della caserma Masotti, è un grazie agli oltre 1200 militari di 81 stazioni, «importantissimo presidio capillare in provincia, simbolo di prossimità per ristabilire la coesione sociale»; è il ricordo di «momenti di grande angoscia, ma anche sinergia» (come il duplice omicidio con suicidio del 4 aprile, quando Carmine Balsamo seminò il panico dalla Bassa alla Valsabbia) e giorni «di gioia», fatti di gesti semplici. Sì, come la lettera che una signora, vittima di una separazione violenta dal marito, ha scritto al comandante della stazione di San Zeno, Danilo Padovan, per ringraziarlo «di avermi aiutata e protetta con umanità e comprensione, oltre l’uniforme». È proprio lì, dice il colonnello Magrini, «che vive il senso della nostra missione al servizio dei più deboli e dei più indifesi». Non a caso torna, come un mantra maledetto, il tema delle truffe diffuse agli anz i ani , « f a c i l i p r e d e d i criminali senza scrupoli: a loro continueremo a rivolgerci per proteggerli». Vedi i recentissimi arresti di due finti tecnici che «hanno rubato alle vittime denaro ma, soprattutto, serenità». E allora anche affinché simili raggiri non succedano più, lo stesso comandante ricorda il valore del protocollo «di buon vicinato» sottoscritto con la prefettura, «baluardo della civile convivenza e della partecipazione per concorrere alla legalità».
E se «per noi è proprio l’affetto sincero della società civile il riconoscimento più grande» (vedi il signore che chiede di partecipare alla cerimonia «anche se non sono stato invitato») si inizia dai più piccoli. Come gli allievi dell’istituto comprensivo di Nuvolento (78 le scuole coinvolte dalle conferenze) che dopo aver aperto le celebrazioni cantando l’Inno d’Italia — «li avevo sentiti durante un incontro e li ho voluti qui!» ricorda Magrini — leggono i messaggi per i militari. Per dire loro «che c’è qualcosa di magico nella divisa che portate», «che mi fa sentire protetta e al sicuro», e che «quella fiamma sul copricapo non rappresenta solo la legalità, ma tanta umanità e profondo senso del sacrificio».
Lo dicono i numeri. Da gennaio a maggio sono già 16.098 i delitti per i quali ha proceduto l’Arma (41.203, il 90% del totale, nel 2017) per 620 arresti (1386 in tutto l’anno scorso) e 3346 denunce (contro 10.302). Anche le chiamate al Numero unico di emergenza sono moltissime: 28.859 in cinque mesi (il 78% del totale) rispetto alle 101.770 (il 57%) del 2017. E ancora: 19.971 servizi esterni da gennaio (il 2017 si chiuse con 47.204), 62.189 persone identificate ( erano 160.391) e 40.706 veicoli controllati (107.195).
«Abbiamo sempre cercato di tenere ben salde le nostre radici nel solco della tradizione. Per annodare le cime del passato ai sottili fili del futuro». Magrini fa sue le parole di Giovanni Falcone: «Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola»: «È questa, cari carabinieri, la premessa alla quale ispirare il nostro agire: l’onestà intellettuale di non piegarsi a compromessi e dire sempre la verità. La società ha bisogno di uomini normali, onesti, dalla parte dei cittadini». Per almeno altri 204 anni.
Magrini
Le organizzazioni hanno allargato gli orizzonti verso nord: noi attenti a cogliere i segnali
Pur in un quadro di flessione dei reati non è ancora abbastanza: conta la percezione di sicurezza dei cittadini