Corriere della Sera (Brescia)

Tutti i «trucchi» sui social per una campagna elettorale

- Thomas Bendinelli

Chi si è trovato fan di una pagina di un candidato sindaco che mai sosterrebb­e, Salvini che promette la conquista di Brescia con sfondo lonatese: il voto amministra­tivo ha dato adito anche a polemiche o ironie sulle strategie elettorali sui social. Fabrizio Betone Martire, 36 anni, tra i fondatori di Talent Garden alla guida dell’agenzia di comunicazi­one Gummy Industries di via Dalmazia, ha seguito la campagna di Brescia nella duplice veste di osservator­e e di consulente di una delle liste a sostegno di Del Bono.

Fabrizio Betone, come si diventa fan di una pagina (che raddoppia i suoi like in una notte) senza saperlo?

«È una strategia semplice sotto il profilo tecnico. In pratica apri uno o più profili personali, chiedi amicizie, quando raggiungi un certo numero aggiungi e unisci il tutto in una pagina pubblica. Facebook ti permette di farlo e così gli amici diventano fan della pagina. In sé non c’è nulla di troppo sbagliato, anche se ovviamente in non pochi si sono ritrovati inconsapev­olmente a fare il tifo per un candidato sindaco».

Si potrà fare, ma non è proprio corretto.

«Beh, certo, sotto il profilo etico è un’altra cosa, anche perché nessuno può dirci come siano stati uniti i profili. Un conto è se almeno tu fossi amico nel profilo personale, ma magari ti sei ritrovato aggiunto perché avevi cliccato mi piace a una pagina di tutt’altro genere».

E come ci si difende da queste cose?

«Non è semplice: o sei particolar­mente attento al tuo profilo, oppure può capitare».

E del post lonatese di Salvini che dice?

«Che sia stato fatto apposta. In pratica introduci volutament­e un errore nel tuo post: poi questo viene scoperto, ma i tuoi sostenitor­i o simpatizza­nti non gli daranno grande peso mentre gli avversari lo riprendera­nno per sottolinea­re l’errore. Il risultato, però, è che il tuo post sbagliato verrà replicato molte volte e questo è quello che leggono gli algoritmi e quindi tutti, quel post, lo leggeranno più facilmente».

Bene o male, purché se ne parli par di capire.

«In una certa misura sì. D’altronde, come dimostrano le ultime rivelazion­i del social manager di Trump è evidente che esiste anche una strategia dell’errore voluta. Questo, secondo me, è quanto è avvenuto con l’immagine di Lonato. Anche la foto con i carabinier­i taggando la polizia risponde a questo schema».

Queste strategie alla fine non sono state sufficient­i a cambiare il voto.

«Probabilme­nte in una rete più stretta come quella di una città, seppur della dimensione di Brescia, la manipolazi­one digitale non è così forte. In città c’è un lavoro di cinque anni, si può vedere il lavoro fatto. A livello nazionale, sui grandi temi, molto meno.

Il futuro?

«Queste strategie si affinerann­o. E questo per Facebook è un problema da risolvere. Se il brutto attira sempre di più e l’algoritmo lo insegue e lo valorizza, alla fine in tanti non hanno più voglia di collegarsi e si spostano su altri social. Per Facebook è un rischio economico, non altro».

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Ha seguito la campagna nella veste di osservator­e e di consulente di una delle liste a sostegno di Del Bono
Betone Martire Ha seguito la campagna nella veste di osservator­e e di consulente di una delle liste a sostegno di Del Bono

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