Del Bono: pronti a lasciare il segno
«Non dobbiamo lasciare traccia, ma un segno chiaro: quello del buon governo». Emilio Del Bono ha esordito così in consiglio.
«Non dobbiamo lasciare traccia ma un segno chiaro: quello del buon governo». Nel suo primo intervento da sindaco confermato, ieri Del Bono non si è limitato a presentare ufficialmente la squadra di assessori (sei conferme e tre nuovi entranti) come da ordine del giorno, ma ha replicato a qualche punzecchiatura arrivata dai banchi della minoranza e ha delineato le direttrici di intervento dei prossimi cinque anni. Ha ringraziato i cittadini per la fiducia assegnatagli, «per il consenso ampio che amplia la responsabilità». Ha promesso «entusiasmo ma senso della misura». A chi, anche ieri, ha chiesto più ascolto, ha detto che «l’ascolto sarà importante, non solo dentro il consiglio comunale, ma anche fuori: nei consigli di quartiere, nel rapporto con i cittadini o con la associazioni di rappresentanza». Perché più che «al rapporto diretto col popolo crede nelle reti e nelle relazioni» che si costruiscono. Questo vale anche nel rapporto con la minoranza («non opposizione») con la quale è convinto si possano condividere percorsi su alcune decisioni strategiche per la città. «E questo lo dico — ha osservato —, anche se da Paola Vilardi ho sentito parole forti e acide». Alla minoranza ha chiesto anche collaborazione nel rapporto con il governo regionale e nazionale, finalizzato ad attrarre ulteriori risorse «utili a fare di Brescia un laboratorio ambientale». Nei cinque anni passati, così ha detto, le risorse importanti sono arrivate, l’auspicio è che si possa continuare su questa strada: «Abbiamo avviato un dialogo con la nuova giunta lombarda: i primi approcci sono stati positivi, vedremo i fatti, che sono quelli con cui si misurano le promesse». Agli assessori presentati ieri dice di non perdere tempo: «Cinque anni passano in fretta, ogni perdita di tempo è tempo perso per una città che chiede cambiamento». Assessori scelti con il criterio della massima rappresentatività, ad eccezione di Michela Tiboni: «Avrei potuto usare altri criteri, c’è abbondanza ricchezza di competenze, ho scelto quello della rappresentatività». Una sottolineatura sul Musil, il museo dell’industria e del lavoro, «una grande sfida per l’intera città». E sul forte astensionismo che c’è stato, rilevato ieri in diversi interventi, un appunto: «Merita riflessione, certo, ma non dimentichiamo che c’è anche un pezzo di astensionismo fisiologico». Un ricordare che la vittoria al primo turno c’è stata, netta e convinta, astensionismo o meno. Infine una dichiarazione, un monito per tutti, maggioranza e minoranza: «L’interesse pubblico sarà la guida di tutti». Sapendo che cinque anni passano in fretta e che il tempo dell’ascolto deve essere ben conciliato con quello della decisione. (t.b.)