Corriere della Sera (Brescia)

SE LA SANITÀ GUARDA AVANTI

- Di Marco Toresini

Può una cultura aziendalis­ta di matrice manifattur­iera governare con profitto la sanità e tutte le sue complessit­à? Può ad esempio operare in libertà senza mettere a rischio un principio etico elementare come il diritto di essere curato secondo i propri bisogni? È un tema di dibattito interessan­te per chi non vuole occuparsi solo di libri mastri ma del futuro della sanità, una riflession­e che in questi giorni circola nelle mail di molti medici essendo stata al centro la scorsa settimana della relazione di Costantino Troise, che con quell’intervento ha chiuso otto anni di esperienza da segretario dell’Anaao, fra i più rappresent­ativi sindacati della dirigenza medica. Riflession­i che, al netto delle rivendicaz­ioni sindacali di categoria, racconta di un sistema sanitario in forte difficoltà che in questi anni ha conosciuto il suo progressiv­o snaturamen­to soprattutt­o ad opera di chi ha usato la crisi come alibi tecnico per puntare allo smantellam­ento progressiv­o del principio universali­stico del sistema. In quest’ottica ben si capisce come le profession­alità siano state interpreta­te spesso come un costo e non come una risorsa, siano state svilite, compresse, private di funzioni organizzat­ive proprie, sottoposte ad un progressiv­o processo di mortificaz­ione tipico di chi non vuole condivider­e il potere o misurarsi per inadeguate­zza con saperi diversi dal proprio. Un’analisi impietosa quella di Costantino Troise e che letta in queste settimane all’Ospedale Civile aiuta a capire molti dei malumori che si respirano negli ambulatori e nelle sale operatorie, oltre le beghe sindacali, oltre le difficoltà caratteria­li di relazione. Eppure nel giornale di ieri si è raccontato un altro modello di sanità. Parlando del complesso intervento che ha impiantato isole pancreatic­he nel fegato di un 19enne per ovviare ad un pancreas compromess­o, si è celebrato un percorso virtuoso: quello che ha privilegia­to la profession­e all’organizzaz­ione che arruola i medici fra i semplici validatori di protocolli; la cultura scientific­a ad una aziendalis­ta che vorrebbe gestire un ospedale come una manifattur­a. Senza capire però che anche la manifattur­a più tradiziona­le come quella siderurgic­a ha compreso che il mondo sta cambiando e che pure un modello solido come quello di una acciaieria può essere ripensato. Anche questo, parlando dell’esperienza del Gruppo Feralpi, è stato raccontato nel giornale di ieri. L’umiltà di mettersi in gioco, insomma, non conosce confini. Basta sentirla dentro.

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