Il «copyright» che fu di Mario Apollonio
È stata ritrovata a Roncadelle la tessera di autore e scrittore
Una sorpresa al mercatino delle cose vecchie di Roncadelle. Trovato fra le scartoffie il tesserino professionale di Mario Apollonio, eminente letterato bresciano, storico della letteratura e del teatro. «Una natura poliedrica che sfugge ad ogni catalogazione» scrisse di lui Giannetto Valzelli in «Mille anni di letteratura bresciana». Frugando nel mucchio delle scartoffie, fra tessere di partito, circoli sportivi, vecchi abbonamenti ferroviari o del tram — si colleziona di tutto a questo mondo — ecco un tesserino di cartone blu. Tolta la povere, sul frontespizio, in carattere che occhieggia al gotico, stampigliata in oro appare la sigla Onas. Oggi è l’acronimo dell’ Organizzazione nazionale degli assaggiatori di salumi. Ieri stava per «Ordine nazionale Autori e Scrittori». L’aveva fondato nel lontano 1954 Ferdinando Palazzi. Il curatore dei famoso dizionario, nonché linguista ed enciclopedista ne aveva intuita l’importanza. Fu profetico. Mezzo secolo dopo il Parlamento europeo ha affermato che gli scrittori della parola sono «necessari al progresso sociale e politico». E ancora: «Costituiscono il supplemento d’anima di cui l’Europa ha bisogno affinché gli Stati membri, perseguano adeguate politiche in campo sociale ed educativo per dare alle arti e alla creatività il posto che meritino».
La tessera n°520, rilasciata al professore Mario Apollonio – che sia lui lo conferma la foto sulla pagina – fissa al 1956 l’iscrizione. Ed è l’unico anno timbrato. Un mistero come sia arrivata al mercato delle pulci. Uno smarrimento? Un furto di portafoglio? Lo sgombero di una cantina?
O forse finì fra le cose da buttare dopo la morte del prof? Apollonio fu colto da malore al volante della sua auto in viale Venezia. Era il 28 giugno 1971. Aveva 70 anni essendo nato il 28 settembre 1901 a Oriano che oggi, unitamente a Pedergnaga, è diventato San Paolo.
Quel 1956 stampigliato evoca un anno importante per Apollonio: la conclusione del suo capolavoro «La battaglia di San Martino», romanzo elaborato nell’arco di 15 anni. Perché Apollonio non è stato solo un grande saggista e commentatore, ma anche romanziere . Suoi i titoli «Il soldato e la zingara» (1934, «Intermezzo» (I936), «Solstizio d’inverno »(1945) . È stato poi un drammaturgo che s’ è espresso in 13 drammi scritti nei tempi liberi dall’insegnamento. Apollonio è stato prima assistente di filologia moderna quindi professore ad Oslo di letteratura italiana. Anni dopo titolare di cattedra alla Cattolica di Milano e successivamente anche di Storia del teatro. Per le sue lezioni di grande levatura e di notevole difficoltà gli universitari avevano modificato la locuzione «frangar, non flectar» (Mi spezzo ma non mi piego) in «Mi spezzo ma non mi spiego».
Chiara scusa dei discenti, dato il linguaggio forbito del docente.
Apollonio ha poi avuto un ruolo non di secondo piano nella fondazione del «Piccolo teatro» di Milano. Ha fatto parte della commissione direttiva (21 gennaio 1947) assieme a Paolo Grassi, Giorgio Strehler e Virgilio Tosi. La scelta di Apollonio da parte del primo sindaco di Milano del dopoguerra fu dettata dalla necessità di tenere vicino una personalità espressione dell’area culturale cattolica. Quindi la più vicina possibile alla Democrazia cristiana e all’Università Cattolica .
Apollonio, dopo vari tentativi di portare il suo contributo, lasciò il Piccolo.
Uno dei motivi di rottura fu la non condivisione dell’idea di regia che il nuovo teatro avrebbe con forza affermato. Prima dell’inaugurazione Apollonio aveva proposto un prologo a sipario chiuso: quasi una lettera d’intenti. Quindi avrebbe seguito il battesimo con la messa in scena de «L’albergo dei poveri», da Gorki. Troppo lungo e di parte questo manifesto, che «annunciava le qualificazioni sociali e morali del teatrino». Apollonio venne allo scontro – sempre in punta di fioretto - con Paolo Grassi. Alla serata inaugurale non ci fu prologo ma solo l’esecuzione della serenata di Mozart dai musicisti della Scala. Il professore si tirò indietro. Scrisse a Greppi signorilmente le ragioni: «Il prologo pareva accentuare troppo le intenzioni spiritualistiche dell’iniziativa e alterava a favore della corrente cristiana l’equilibrio ci ellenistico della commissione». Era il maggio 1947. Apollonio uscì di scena a fine settembre. Questo viene in mente rigirando fra le mani il tesserino dell’ANAS.
Il ritratto di Valzelli Una natura poliedrica, la sua, che sfugge a qualsiasi tipo di catalogazione