Saldi al via con polemica «È ora di una web-tax»
Massoletti: «Le vendite hanno risentito dell’instabilità politica ma ora i consumatori hanno ripreso a spendere». L’ipotesi di tassare l’e-commerce: «In America se ne parla già»
Intere eredità dilapidate per una borsa in pelle di rettile, uomini sfiniti sulle poltrone nella zona camerini, esemplari di adolescenti urlatrici davanti ai prezzi ghigliottinati e signore che rinunciano al bon ton per l’ultima taglia 40.
I saldi iniziano oggi, ma messaggini subliminali a clienti speciali, mail che inducono in tentazione anche gli insofferenti dello shopping e pubblicità che promettono il 70% di pre-sconto hanno già iniziato a intasare cellulari, computer e social. «Non possiamo arginarli, ma in compenso continuiamo ad arginare adesivi sulle vetrine e comunicazioni esasperate» fa sapere Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Brescia.
Prima ancora che le commesse inizino a correggere i cartellini, i massimi esperti hanno preso in mano la calcolatrice e fatto previsioni: quest’anno, i saldi estivi valgono 3,5 miliardi di euro (numeri in linea con l’estate del 2017). Secondo Confcommercio, che ha il copyright di questi dati, delle 25,9 milioni di famiglie italiane (con una media di 2, 3 membri ciascuna) spenderanno e spanderanno nei negozi 15,6 milioni. Senza mandare in rosso il conto corrente, però: l’acquisto medio dovrebbe aggirarsi intorno ai 227 euro. E, inclusi i single, ogni persona non dovrebbe intestare alla causa oltre i 98 euro.
Pare che, ancora più delle bollette da pagare e di altre scocciature che costringono tantissimi a risparmiare, sia l’incertezza politica a inibire allo shopping anche gli ossessivo compulsivi: questa stagione, oltre che per il tempo britannico che poco induce a comprare vestiti di chiffon e costumi da bagno, è iniziata male anche per le bizze post elettorali. «Finché c’era instabilità politica, si avvertiva incertezza nei consumatori. Lo dimostra anche il Pil» fa sapere Massoletti. Dopo un maggio così-così, andato non proprio bene «ci sono stati movimenti interessanti a giugno — dice —: dopo che si è insediato il Governo, la gente è diventata più serena, ed è cresciuta la voglia di acquisto».
I vaticini sullo shopping della bolgia umana per gli sconti vengono commentati anche dal presidente della federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio nazionale Renato Borghi in una nota ufficiale: «Dopo una stagione primavera/estate non proprio esaltante dal punto di vista dei consumi di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori ed articoli sportivi — fa sapere — c’è attesa per questi saldi estivi che rappresentano un banco di prova per il dettaglio moda multibrand». I calcoli non lasciano presagire cambiamenti (in positivo o meno) rispetto all’anno scorso: «I saldi, tenendo conto anche di previsioni di vendita pressoché in linea con quelle dell’anno scorso, continuano ad essere appetibili per i consumatori nonostante un contesto di concorrenza globale, o meglio di ‘dittatura digitale’, capace di condizionare tutto, dalla filiera produttiva al modo delle persone di consumare e relazionarsi. Abbiamo chiesto l’introduzione della web tax perché i colossi del rete devono stare nello stesso mercato con le stesse regole e con le stesse imposte delle nostre attività. A questo proposito, auspichiamo che la Ue guardi a quanto deciso dalla Corte Suprema Usa che ha dato il via libera alle tasse sulle vendite on-line».
Sulla «dittatura» (cit) dell’e-commerce concorda anche Massoletti: «Siamo stati tra i primi a proporre la web tax per arginare le vendite di certi siti che godono di un regime fiscale agevolato. Anche in America si comincia a ragionare sull’argomento». Se l’Europa dovesse tentennare, resta comunque un secondo tentativo: «Ci muoveremo a livello nazionale».
Dittatura digitale Nonostante l’online i saldi dovrebbero essere in linea con i numeri del 2017