Ambulanze e rimborsi Chieste prime condanne
Rimborsi chilometrici «gonfiati» per i viaggi in ambulanza dei dializzati: il pm ha chiesto le prime condanne con il rito abbreviato.
L’udienza preliminare non è ancora finita. Ma le richieste della procura sì. L’inchiesta è quella che portò alla luce il caso dei presunti rimborsi chilometrici illeciti per i viaggi sostenuti da decine di ambulanze che trasportavano pazienti in dialisi. In dicembre il procuratore aggiunto Sandro Raimondi (poi trasferito a Trento) aveva chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per 33 imputati a vario titolo di truffa, abuso d’ufficio e peculato: 29 vertici di altrettante associazioni di volontariato attive in provincia e vertici di Ats Brescia — che non hanno scelto riti alternativi. Davanti al gup Cesare Bonamartini resta dunque la richiesta (per voce del sostituto Antonio Bassolino) di processo nei confronti di una ventina di imputati. Per altri dieci, che hanno deciso di essere processati in abbreviato, l’accusa ha formulato richieste di condanna che vanno da 2 anni a 4 anni e 8 mesi, in relazione alla gravità delle condotte e alla consistenza dei profitti ritenuti illegittimi. Per un imputato invece, lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione, così come i difensori che hanno già discusso . Era maggio 2015: sotto la lente della procura finirono 38.800 bolle di servizio relative alle tratte delle ambulanze tra il 2011 e il 2013: resoconti che sarebbero stati «gonfiati» dalle associazioni per ottenere rimborsi più consistenti. I vertici Ats, invece, non avrebbero rispettato la normativa regionale autorizzando gli stessi volontari a chiedere indennizzi non solo per i viaggi da casa dei pazienti all’ospedale, ma conteggiando i chilometri dalle sedi. (m.rod.)