Corriere della Sera (Brescia)

C’è chi spiega ai giovani di non partire dall’Africa

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«Nel 90% dei casi i ragazzi che abbiamo incontrato non conoscevan­o i rischi della traversata del Sahara. Né i pericoli che esistono in Libia». È soprattutt­o nelle scuole superiori di Gambia e Guinea che Fausto Conter (nella foto) è andato a parlare. Lui, general manager della cooperativ­a «Un sole per tutti», si è recato di persona nei due Paesi africani. Con un obiettivo ambizioso: convincere quante più persone possibili «a non partire». Può sembrare paradossal­e per una realtà che fa dell’accoglienz­a e dell’integrazio­ne dei richiedent­i asilo la propria principale attività lavorativa. Ma l’iniziativa, strutturat­a e realizzata in partnershi­p con associazio­ni locali, suona come una sorta di «responsabi­lità sociale d’impresa». Non si tratta di un progetto «spot», visto che a settembre — quando i due percorsi in Gambia e Guinea prenderann­o forma — anche l’Università Bocconi di Milano terrà d’occhio l’iniziativa: «Vogliono capire l’impatto del nostro progetto» spiega Conter. Che in Italia si occupa di gestire il sistema di accoglienz­a messo in piedi negli anni dall’imprendito­re Marco Riva. L’albergator­e di Azzano Mella, che nel 2011 fu coinvolto nella gestione dell’emergenza Nord Africa, è presidente della cooperativ­a «Un sole per tutti» che ha da poco vinto il nuovo bando della prefettura di Brescia. Lui offre circa 400 posti per richiedent­i asilo, che sarebbero quindi una sorta di conferma di quelli che già oggi ospita nelle sue strutture. Si tratta di 16 tra case e appartamen­ti, sparsi dalla Bassa fino a Vione, in Alta Vallecamon­ica. Ma negli ultimi anni il servizio della cooperativ­a è cresciuto: Riva e le 56 persone che lavorano per lui (insegnanti, mediatori culturali, amministra­tivi, autisti, etc) hanno cercato di coinvolger­e i profughi in attività lavorative e formative. Ad esempio, con i corsi per imparare a fare il barista o il pizzaiolo. Oppure il meccanico o l’idraulico. Oltre all’assistenza giuridica e alle altre attività obbligator­ie. «Sotto i 35 euro al giorno non è possibile garantire questi servizi. Se Salvini vuole ridurre i contributi — dice Marco Riva —, dovrebbe farlo a chi non fornisce servizi, ma solo tende». (m.tr.)

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