Corriere della Sera (Brescia)

Fraternità cura i migranti affetti da disturbi mentali

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C’è chi scappa dalle violenze, chi dalla siccità. Chi, più sempliceme­nte, perché vuole vivere in un Paese meno povero. Ma tra i richiedent­i che sbarcano sulle coste italiane qualche centinaio è affetto da dipendenze. O peggio, soffre di disturbi mentali. E non è facile trovare cooperativ­e in grado di accogliere queste persone. Serve esperienza e un know-how specifico, che Cascina Clarabella (Provaglio) e Comunità Fraternità (Ospitalett­o) possiedono. Sì, perché fa parte delle loro normali attività quotidiane, da anni. Con una differenza: la prima cooperativ­a, che accoglie 47 richiedent­i asilo, al momento non conta alcun profugo con problemi di salute mentale. Con questi problemi — dipendenze e disturbi psichici — ci sono invece 12 richiedent­i che vivono nelle strutture gestite da Comunità Fraternità. «All’origine di questi problemi — spiega Ilaria Merlo — spesso ci sono le esperienze vissute in Africa dai richiedent­i. Ma anche il viaggio stesso porta con sé diversi traumi». Le privazioni del deserto, le aggression­i, la detenzione nelle carceri libiche o in centri di accoglienz­a che si chiamano così solo sulla carta. I drammi sono tanti, ma per fortuna i più arrivano in Europa con altri bisogni. Il primo è imparare una lingua. E un lavoro. «Per tutti si cerca un inseriment­o sociale e lavorativo» spiega Ilaria Merlo. E se la «burocrazia frena le proposte di lavoro», è pur vero che la Onlus di Ospitalett­o fa di tutto per trovare un lavoro a queste persone: prima l’attività di volontaria­to, poi i laboratori interni per imparare come curare un orto o aggiustare una bicicletta. Infine, i tirocini esterni. «Se riducono la diaria da 35 a 25 euro sarà difficile mantenere in piedi tutto questo sistema», ragiona Ilaria. Che ricorda come la cooperativ­a non faccia differenze tra posti Cas o Sprar (66 in tutto). Altri 47 hanno trovato ospitalità nelle case di Cascina Clarabella: qui, al momento, la microaccog­lienza funziona. E l’obiettivo è far crescere il lavoro: dieci richiedent­i hanno fatto un tirocinio in cooperativ­a, di cui tre sono poi stati assunti. Altri sei, invece, hanno avuto fortuna altrove. (m.tr.)

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