Corriere della Sera (Brescia)

Quando le nozze si celebravan­o in una cantina Gli abitanti di Torricella festeggian­o i 50 anni

Il quartiere ha superato tante difficoltà, si prepara alla nuova sfida: legare con gli immigrati

- Di Francesco Florenzano

Nel 1968 l’Italia vinceva il suo unico europeo di calcio, «Azzurro» arrivava in vetta alle classifich­e musicali mentre la contestazi­one studentesc­a e operaia prendeva piede nelle università e nelle strade delle città di tutto il paese.

Alla Torricella, estrema periferia della città di Brescia, venivano consegnati proprio in quell’anno i primi appartamen­ti del quartiere omonimo nato sotto il segno della gestione Ina-Casa, le famose case Fanfani. Qualche anno più tardi, sotto la GesCaL (Gestione Case Lavoratori), il quartiere sarebbe stato concluso nella sua ultima parte, con gli edifici che oggi affacciano su Via Torricella di Sotto.

Alla festa organizzat­a per l’anniversar­io, lo scorso sabato, c’erano i rappresent­anti del consiglio di quartiere e l’assessore Marco Fenaroli. Seduti tutti insieme, nella piazzetta principale, i decani ricordano strade non asfaltate, famiglie di 15 persone e tantissimi bambini a giocare nei cortili. Ma la cosa che manca di più di quei primi anni è «La solidariet­à, che se ti mancava qualcosa bastava chiedere».

«Sono sempre andata d’accordo con tutti» quasi confida Gesuina, 93 anni, qui dal 1970. E mio marito era sempre in giro per il quartiere a fare iniezioni e a provare la pressione. A tutti eh, a tutti!». Lavorava come infermiere agli Spedali Civili.

«Noi bambini, le corse che non facevamo nei campi qui intorno. I giochi! Avevo un fustino del Dash pieno di “cicoti” (biglie), mio papà mi sgridava perché era un gioco da maschi. Quindi io, dopo le cinque e mezza, diventavo una perfetta bimba. Avevo otto anni quando sono venuta qua» dice Ornella. «Quando sono arrivata — io venivo da via Rose di Sotto, dalla campagna – ho aperto la porta e ho visto questo corridoio così lungo... Ho detto “Mi ci vuole la bicicletta per farlo tutto!”».

Le prime messe venivano celebrate nello scantinato di una palazzina. «All’inizio andavamo in un garage, qualcuno si è anche sposato là!», poi in una baracca sul terreno dove sorge l’attuale parrocchia­le. La chiesa e l’oratorio furono costruiti a metà anni ‘70. Clara, entusiasta organizzat­rice insieme alla suocera Rosa, racconta anche dei periodi bui della zona, quando a cavallo tra fine anni ‘70 e inizio ‘80 «C’era qualche problema di droga». «Oggi il quartiere sta diventando vecchio e ci sono alcune incomprens­ioni con i nuovi arrivati, con gli immigrati. Purtroppo ci sono pregiudizi da superare e differenti stili di vita da mettere insieme». Una situazione comune a molte realtà e al paese intero, ma che diventa più stringente nei sobborghi popolari. Ma il tempo, che in questi quartieri ha dato ragione alle integrazio­ni tra settentrio­nali e meridional­i, comunisti e non, farà vincere anche questa ulteriore sfida.

 ??  ?? Mezzo secolo di Torricella Una festa tra i residenti per festeggiar­e il traguardo, tra ricordi e nuove sfide
Mezzo secolo di Torricella Una festa tra i residenti per festeggiar­e il traguardo, tra ricordi e nuove sfide

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