L’eleganza del folk
La cantautrice Usa tra classici e novità «L’importante è avere qualcosa da dire» Suzanne Vega si esibisce questa sera dal vivo accompagnata dal chitarrista Gerry Leonard
Èstata definita la «The mother of Mp3», perché la sua «Tom’s diner» è stata la prima canzone della storia compressa nel rivoluzionario file audio. Un dettaglio tecnologico che contrasta con l’immagine vagamente retrò di un’eroina del canto intimista femminile che al tempo sussurrava al microfono «today i’m a small blue thing» («oggi sono una piccola cosa triste»). Cresciuta artisticamente nei locali del Village newyorkese, Suzanne Vega, 59 anni da compiere domani, il giorno dopo il suo atteso ritorno in Italia, è infatti una cantautrice dai modi delicati,
Compleanno Nata a Santa Monica, in California, ma cresciuta a New York, domani compirà 59 anni
Sono sempre stata molto coinvolta dai libri della scrittrice Carson McCullers: c’era con lei una empatia narrativa
Da anni sono buddista e mi dedico alle preghiere due volte al giorno. Cerco poi di mantenere il mio corpo agile praticando lo yoga
che nelle tenui colorazioni della voce onirica, tra i suoni della chitarra acustica e i testi cupi ma enunciati come in una favola, trova il suo modulo narrativo ideale. Le sue hit, che stasera eseguirà dal vivo all’Auditorium accompagnata da Gerry Leonard, il chitarrista degli ultimi dischi di David Bowie, sono pietre miliari della canzone d’autore americana, come «Marlene on the wall», «Cracking» o «Luka», brano che parla di abusi sui minori, una battaglia che ha condotto personalmente anche sotto le insegne di Amnesty International.
Sul palco sale ancora con uno stile garbato e discreto, per un folk colto e moderno che suscitò subito illustri paragoni con Joni Mitchell e Leonard Cohen, e che spianò la strada a gran parte della sucga, cessiva scena femminile, da Tracy Chapman a Tori Amos, da Lisa Germano a Fiona Apple. Il suo ultimo album è «Lover, Beloved. Songs from an Evening with Carson McCullers», un omaggio alla scrittrice americana logorata da problemi di salute fisica e psichica da sempre sua fonte ispirazione. «Ero profondamente coinvolta da tutto ciò che scriveva McCullers», ha detto al riguardo: «c’era un’empatia narrativa. Nonostante la sua vita da outsider fosse molto più avanti del suo tempo, con la sua bisessualità e il modo in cui usava il linguaggio duro e moderno». Anche lei, come la sua scrittrice di riferimento, ha sempre avuto familiarità con la questione razziale e l’emarginazione sociale. Originaria di Santa Monica, California, a soli due anni si trasferisce con la madre in un quartiere latino di New York adottando il cognome del patrigno, Ed Vedi uno scrittore portoricano che la spinge verso studi artistici. «Non sapevo chi fosse il mio vero padre», ricorda la cantautrice, «e quando l’ho conosciuto è stato uno shock imbarazzante, che mi ha causato problemi di identità. Ero fiera della mia famiglia adottiva, amavo mia nonna e mia zia, parlavo spagnolo e mangiavo cibo ispanico. E all’improvviso mi è stato detto che ero tutta bianca».
Riservata, sobria, schiva, antidiva per scelta, fin da subito la cantautrice americana sceglie una posizione un po’ defilata, lontana dalla grande ribalta, e conduce vita ritirata tra un album e l’altro. Buddhista da anni, la vita mondana di New York non l’ha mai attirata. «Faccio le mie preghiere due volte al giorno, il che richiede circa cinque minuti. Cerco di mantenere il mio corpo agile, e per questo lo yoga è davvero utile».
Recentemente ha proseguito l’evoluzione artistica con un suono urbano sperimentale, tra moderni grovigli elettroacustici, tipico delle produzioni studiate per lei da Mitchell Froom, il musicista con cui è stata sposata dal 1995 al 1998, prima di unirsi in matrimonio con l’attuale marito, l’avvocato-poeta Paul Mills. «Ha chiesto la mia mano nel 1983, ma ci siamo sposati soltanto nel 2006. La prima volta non ero pronta per sposarmi e avevamo idee di vita molto diverse. Lui veniva da una famiglia benestante e aveva una visione un po’ romantica della povertà, mentre io venivo da una famiglia senza niente. Come artista ho imparato che devi seguire il tuo istinto. Sviluppa uno stile tutto tuo e lavoraci perché devi avere sempre qualche cosa di nuovo da dire».