Reati sugli animali Siamo maglia nera per bracconaggio
«Zoomafie 2018»: illeciti in aumento del 3,74%
Un primato di cui certo non andare fieri: Brescia è maglia nera in Italia per i reati contro gli animali, stando al Rapporto Zoomafie 2018. Pesa il bracconaggio per oltre la metà degli illeciti segnalati.
Un fascicolo che «si apre» ogni 55 minuti. Con le denunce cresciute, in un anno, del 3,74%. Per un richiamo vivo brutalmente utilizzato nelle battute (illecite) di caccia, per un allevamento abusivo o intensivo, per un trafficante di cuccioli. Per un gattino preso a calci come un pallone o un cane legato alla catena sotto il sole. Lo dice il 19esimo Rapporto Zoomafie 2018 presentato a Roma (e redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Lav): il maltrattamento resta — purtroppo — anche nel 2017 il reato più contestato in Italia contro gli animali, che registra il maggior numero di indagati e «inquietanti casi» di criminalità minorile.
Non bastasse, un dato su tutti: il triste primato di casa nostra, con Brescia che si conferma maglia nera a livello nazionale. L’anno scorso la procura ha aperto 527 procedimenti (1,4 al giorno) per 387 indagati: più della metà denunciati per reati venatori, vale a dire il 52% dei fascicoli sulle scrivanie dei pm e il 72% delle persone iscritte nel registro degli indagati. Anche perché in moltissimi casi legati al bracconaggio, si configurano molteplici illeciti: il maltrattamento (con l’utilizzo di richiami vivi) e l’uccisione di animali (con reti e archetti), oltre al danno provocato alla fauna considerata patrimonio indisponibile dello Stato. È capitato che nei guai, per attività di caccia illegale, finisse anche qualche ragazzino minorenne, pizzicato insieme al padre, al cugino o allo zio. Insomma, «è noto — sottolinea lo stesso Troiano — che la provincia di Brescia rappresenti l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia». Seguono Vicenza, Udine, Verona, Napoli, Roma, Milano, Torino e Palermo. Fa da contraltare Crotone, che conta zero procedimenti nel 2017, mentre la procura di Savona ne registra il numero più esiguo (tre, a carico di ignoti).
Non mancano poi in provincia le segnalazioni per detenzione di esemplari in condizioni incompatibili con la loro natura: dagli allevamenti intensivi a quelli abusivi (soprattutto di cani) che si spacciano per attività commerciali ma non lo sono affatto, il che comporta anche la mancanza di garanzie e controlli. E se i combattimenti clandestini tra animali rappresentano «il vero allarme, un vero affare per la criminalità, con migliaia di animali vittime ogni anno», almeno da questo reato orribile Brescia sembra pressoché immune.
Sta di fatto che «a fronte di una diminuzione dei reati in Italia (e a Brescia, ndr) — evidenzia Troiano — i crimini denunciati contro gli animali sono cresciuti, anche a conferma della capacità penetrante delle mafie. Auspichiamo una rivisitazione della normativa: bisogna istituire i delitti contro la fauna e le confische dei beni a chi fa affari illeciti sugli animali».