Una corona di bronzo per onorare i francesi di Solferino
Toh, che coincidenza! Proprio adesso che i francesi — calcisticamente parlando — non godono il favore degli amanti del pallone, alcuni bresciani, legati all’associazione Capitolium, hanno pensato ai francesi che furono nostri alleati a San Marino e Solferino e che sui quei campi di battaglia persero la vita.
Al cimitero monumentale di Brescia, il Vantiniano, c’è una croce di cemento — realizzata fra la fine dell’800 e i primi del ’900 — che la «Società francese di Milano» pose in ricordo dei caduti nella battaglia del 24 giugno 1859. La Marianna, simbolo dello Stato francese, allora pianse 1.622 morti e 8.530 feriti, oltre a 1.518 fra dispersi e prigionieri.
A ricordare quei poveri soldati non una parola sul cippo che fa da base alla croce; solo la sigla dell’ottocentesca società di mutuo soccorso, che operava a favore dei francesi presenti in Italia secondo stili e consuetudini dell’epoca.
Per vederla bisogna percorre tutto il viale principale del cimitero e, all’altezza del primo emiciclo, addentrarsi per un poco nel vialetto di sinistra. La croce si riconosce fra le tante per i due bracci che terminano con un elemento trilobato simile al trifoglio greco.
Alla brescianissima Associazione Capitolium — nata tre anni fa — è venuta l’idea di arricchire il piccolo monumento, perennemente senza fiori, posando alla base una corona in ferro come era d’uso nell’800.
Capitolium, fin dalla fondazione ha operato per ripulire e riordinare diversi cenotafi del Vantiniano, naturalmente con autorizzazione della Soprintendenza.
Altri interventi sono previsti prossimamente in ossequio all’impegno che fra loro i soci dell’Associazione hanno sottoscritto. Ora è già stato approvato dalla Soprintendenza il bozzetto della corona, che sarà opera dello scultore Gabriele Bono.
A pagare le spese vive di fusione — che si limitano a 1100 euro — si sono offerte varie istituzioni ed associazioni militari. Un elogio quindi a chi reagisce ai danni del tempo o all’incuria e ricorda i soldati stranieri che «fecero» l’Italia. Bravi.