Se la solitudine diventa incomunicabilità
Interpretata da Elisa Pol, Mary, la protagonista del monologo di Lucia Calamaro «Ma perché non dici mai niente?», è una donna sola, la cui mente cade a pezzi. Suo marito è partito, non si sa né quando né per quale motivo. Rimasta sola («Sai, Henry, non è facile vivere in quest’eterno presente, senza movimento»), lei aspetta che torni. «Non me lo ricordo più» è il leitmotiv che scandisce il suo soliloquio. Ma Henry, a cui Mary si rivolge con un inarrestabile flusso di parole, ha davvero incrociato la vita di lei o è solo frutto di una immaginazione sprofondata nella solitudine?
Lucia Calamaro, regista e drammaturga romana — che per la prima volta non cura la regia di un suo testo, affidato alla compagnia Narval Teatro e alla direzione di Maurizio Lupinelli — esplora in questo monologo in scena stasera all’ex ospedale Paolo Pini (via Ippocrate 45, ore 21.45, e 13, prenotazione obbligatoria: tel. 02 66200646) temi già sviluppati in altre sue opere («La vita ferma» e «L’origine del mondo»), come il dolore della perdita, il trauma, l’attesa, il disagio mentale. I lampi di ironia di Mary conferiscono al personaggio un’umanità dolorosa e sfaccettata. Un dialogo tra una donna e i suoi fantasmi che esprime il disagio della solitudine quando diventa patologica e quindi incomunicabilità con il mondo esterno.