Dagli «Spiriti dei fiumi» affiorano inquietudini e segrete malinconie
Grovigli anarchici, sussulti d’inquietudine, toni saturi e striature di colore increspato, come fosse spettinato dalle correnti. Dall’abisso affiorano energie intestine e oscure: Serena Della Bona — bresciana, una laurea all’accademia di Brera e mostre in Italia e all’estero nel curriculum — ha affollato il Museo della Carta di Toscolano Maderno con i suoi Spiriti dei fiumi (fino al 29 settembre).
In mostra, circa quindici lavori ispirati all’acqua e ai suoi corsi, suggestione di parecchie vernici ed eventi allestiti in questi mesi al museo.
Quelle dell’artista sono geografie interiori, che trascendono la mimesi per far trapelare intime malinconie e cambiare le prospettive canoniche: i paesaggi di Della Bona appartengono a una serie di lavori sui corsi d’acqua, come detto, ma scrutati da una prospettiva inedita e quasi eterea. È come se l’osservatore fluttuasse nell’aria per contemplare dall’alto la Terra e le vite degli altri, annegate negli abissi. I corsi d’acqua cristallina, affollati da muse e presenze silenti, si diramano in linee artritiche e grumose: l’atmosfera, carica di colori scuri, diventa cupa e quasi nefasta, adombrata dalla presenza dell’uomo. Attraverso i suoi Spiriti dei fiumi e i suoi segni ancestrali, l’artista, posseduta da un’inquietudine remota, suscita una riflessione (forse abusata ma sempre attuale) sul destino di una Terra ormai violata in modo sconsiderato, ma ancora pervasa dalla bellezza.
«Un messaggio di rispetto per una natura deturpata ma viva e meravigliosa» fanno sapere gli organizzatori della mostra.