Ospedali d’estate: tagli ai posti letto
Ma chi resta spesso salta i riposi
I tagli ai posti letto toccano anche punte del 50% nei reparti meno in prima linea. Altri come le medicine o nei presidi più grandi che devono far fronte anche alle chiusure più marcate delle strutture private le riduzioni sono più oculate per garantire comunque un servizio. Sono gli ospedali d’estate e anche la provincia di Brescia dal Garda alla Franciacorta passando per la città non fanno eccezione, anche perché al personale (infermieri, medici o tecnici sanitari) devono essere garantite almeno due settimane di ferie da giugno a settembre. Per farlo, però, succede spesso che il personale che rimane in servizio debba saltare i riposi settimanali.
Due settimane di ferie quest’estate le faranno forse tutti, tra infermieri e operatori sanitari. Il problema è che il personale subisce ancora una forte carenza d’organico, significa che le vacanze degli uni sono costruite con i salti di riposo degli altri. «Chi rimane di fatto lavora il doppio» fa sintesi Andrea Riccò, segretario Funzione pubblica della Uil. Nel mezzo dell’estate l’attività operatoria si riduce – soprattutto quella programmata – ma non poi di tanto.
La Chirurgia di Manerbio chiude solo 5 dei 34 posti letto, l’ortopedia sei dei suoi 25 posti. Più gli ospedali sono piccoli, meno accorpamenti si fanno: a Gavardo, per esempio, la pediatria è l’unico reparto a ridurre i letti per l’estate. Qualche letto in meno a Chiari lo si vedrà soltanto nella settimana di Ferragosto, più significative invece le riduzioni a Desenzano, diversi gli accorpamenti al Civile che però funge da hub della provincia e quindi riduce meno l’attività. In generale ci sono reparti di emergenza, come il Pronto soccorso o la Rianimazione, che è inutile cercare nell’elenco degli accorpamenti: non chiudono mai. Come del resto le Medicine, spesso sature sia che si tratti d’inverno sia d’estate. E così accade che in certi ospedali bresciani la sofferenza d’organico sia tale che si lavori sulla «reperibilità».
Una pronta disponibilità garantita, a volte, da colleghi che però non dovrebbero essere nelle Medicine, visto che sono assegnati ad altri reparti. Insomma, il problema – spesso invisibile agli occhi dei malati – è che il periodo estivo per molti operatori della sanità rappresenta un carico di lavoro maggiore. È vero, a turno si va in ferie per due settimane, ma questo diritto è garantito con i salti di riposo di chi resta. Nonostante la legge abbia stabilito regole precise sui riposi – per medici e infermieri – d’estate spesso il meccanismo non regge, con il personale che non riesce a fermarsi un numero sufficiente di ore tra un turno e il seguente. Altro che tranquillità estiva: a parte le due settimane, il residuo ferie in tanti non riescono a smaltirlo. Tra gli infermieri cresce il monte ore straordinari, tra i medici di fatto si regalano ore su ore all’istituzione ospedaliera, faticando a vedersi riconosciuti straordinari o recuperi.
«Il continuo taglio delle risorse della sanità è il vero problema di fondo – sostiene Riccò (Uil) – Servono politiche diverse a livello nazionale. Dov’è il cambiamento di cui tanto si è parlato?» Per il sindacalista il sistema degli ospedali pubblici va salvaguardato, visto che in questi anni è quello che «più si è indebolito».