Ubi, in sei mesi l’utile vola a 208,9 milioni
Massiah: «È il migliore degli ultimi dieci anni. Carige? Non è nei piani»
«È la semestrale migliore degli ultimi dieci anni» Non nasconde la sua soddisfazione l’ad di Ubi, Victor Massiah (a destra nella foto in alto con Letizia Moratti e Andrea Moltrasio) per un bilancio che chiude con un utile di 208,9 milioni di euro e numeri in miglioramento su tutta la linea. L’ad, presentando i conti, ha glissato sul caso Carige.
Cammina sulle uova, l’ad di Ubi Victor Massiah, quando gli chiedono di un possibile interessamento su Carige: «Mi farei male, in qualsiasi modo rispondessi, ma uno scenario di questo genere nei nostri piani non c’è».
A gusci intatti, torna poi a camminare sul velluto finanziario della semestrale, chiusa con un utile di 208,9 milioni di euro (221,1 milioni al netto delle poste non ricorrenti) e, per tutta una serie di circostanze, (acquisizione delle tre good bank e tutto quel che ne è conseguito), difficilmente confrontabile con il 2017. Di fatto e, per semplificare afferma il ceo, «è la migliore degli ultimi dieci anni». Decennio difficilissimo «nel quale abbiamo capito che prima di accumulare nuova ricchezza occorre proteggere quella che abbiamo», ha ribadito Massiah, ma tant’è. Adesso, i segni «più» ci sono e vanno tenuti saldi sul più ampio spettro di componenti in un anno che è partito con il piede giusto, con un secondo trimestre che qualche soddisfazione l’ha data, anche se maturato in un contesto ambientale «volatile» e diverso dal primo (chiusura a 91,2 milioni di utile netto contro i 117,7 dei primi tre mesi).
Ubi, nei conti, si àncora alcuni elementi stabilizzanti, secondo la dinamica della gestione operativa. Il margine di interesse ha fruttato 20 milioni in più rispetto ai primi tre mesi dell’anno (si è fissato a 458,4 milioni rispetto ai 437,8). Un incremento dovuto alla raccolta e, in parte anche al portafoglio titoli, mentre gli impieghi hanno fornito un contributo ancora modesto. Sostanziale la tenuta delle commissioni nette (400,6 milioni rispetto ai 407,3 dei primi tre mesi) in uno scenario, soprattutto in relazione al risparmio gestito, particolarmente affollato e presidiato da agguerriti competitor.
Ma, anticipa la banca «grazie alle attività commerciali avviate nella prima parte dell’anno, l’apporto delle commissioni (buono soprattutto sulla raccolta indiretta) è atteso in rafforzamento». In sostanza, dalle colonne del bilancio, in filigrana, si legge già che le attività commerciali sui prodotti daranno soddisfazioni. Infine, i costi, altro elemento sempre da tenere sotto controllo, sono scesi a 601,4 milioni contro i 623 milioni del primo trimestre con un orizzonte dove nei prossimi tre mesi si stagliano verifiche di «compatibilità per la firma di un nuovo accordo sindacale uscite in linea con le previsioni del Piano Industriale». Quanto ai crediti deteriorati, attestata la capacità tutta interna alla banca di attivarsi tanto da aver recuperato nel primo semestre sofferenze per mezzo miliardo di euro, Ubi prevede di realizzare una nuova cessione (senza cartolarizzazione): obiettivo far scendere sotto il 10% l’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti entro il giugno del prossimo anno. Effetti pratici: l’utile realizzato ha attenuato l’effetto negativo dell’allargamento dello spread sulla riserva di valutazione del portafoglio di proprietà, il Cet1 si fissa all’ 11,42%.