Cave di marmo: il Tar congela il bando di gara a Botticino
Stop fino al 2019. Il sindaco: «Sicurezza da tutelare»
Il bando di gara per l’assegnazione di una cava di marmo a Botticino per i prossimi 16 anni e in un unico lotto è stato sospeso dal Tar, che ha accolto l’istanza formulata dalla cooperativa Valverde. Per la trattazione di merito della questione si dovrà aspettare il 2019, ma il sindaco Marchese spiega: «Volevamo solo tutelare la sicurezza».
La scadenza delle concessioni per l’escavazione nelle cave di marmo sta creando qualche tensione tra gli operatori di settore, che da anni lavorano con l’oro bianco sui monti di Botticino, e il Comune.
Il bando di gara per l’assegnazione del comparto Ate 03, dal 31 dicembre 2018 per i prossimi 16 anni (con una formula 8 più 8), ha scatenato una sequela di ricorsi al Tar. Sulla vicenda ieri si è espresso il tribunale amministrativo che con un’ordinanza ha accolto l’istanza cautelare formulata dalla società cooperativa Valverde e ha sospeso così l’efficacia della gara. Al centro delle polemiche la scelta dell’amministrazione di predisporre un unico lotto per tutta l’area dell’Ate 3 con l’obiettivo di innalzare gli standard di sicurezza, tutelare i lavoratori e il territorio. Una decisione che è al centro di tutte le azioni legali dalle aziende che si sono rivolte al tribunale di via Zima. Per la trattazione di merito della questione si dovrà aspettare il 30 gennaio 2019. «I profili relativi alla illegittimità della scelta di affidare la gestione dell’intero ambito in un unico lotto necessita di un più ampio approfondimento — si legge nel testo dell’ordinanza —. L’imposizione dell’elevatissimo quantitativo minimo di escavazione è in controtendenza con gli obiettivi di contenimento perseguiti dalla norma, la quale prevede che l’escavazione sia autorizzata solo per il quantitativo necessario a soddisfare le esigenze del territorio». Insomma, a un primo, sommario esame non può essere esclusa «la violazione dei principi posti alla tutela delle piccole e medie imprese» e il possibile «effetto espulsione» dal mercato di tutti «gli operatori delle cave uscenti conseguente alla previsione di requisitivi di capacità tecnica e finanziaria proporzionali alle dimensioni dell’ambito, ma difficili da reperire anche nell’ipotesi di temporanea associazione di questi oggetti«. Considerando poi che lo statuto delle imprese tutela la suddivisione in lotti delle commesse pubbliche per consentire anche ai più piccoli di gestire i beni pubblici.
«Il lotto unico è stato il modello per rispondere all’esigenza prioritaria di alzare i livelli di sicurezza per i lavoratori delle cave e di rendere l’attività estrattiva meno impattante possibile sull’ambiente — spiega Donatella Marchese, sindaco di Botticino —. Non solo: avere un solo interlocutore, composto da più ditte che si uniscono, significa facilitare e rafforzare le azioni di marketing e di valorizzazione del marchio del Botticino».
Ad essere criticato fin dall’inizio «è stato lo strumento della concessione che però dà potere di controllo al Comune e quindi maggiori garanzie». Delle tre realtà che hanno partecipato al bando solo una ha dimostrato di avere tutti i requisiti richiesti: il consorzio Botticino Classico Group. Con il pronunciamento del Tar la gara ora si ferma poco prima della nomina della commissione che dovrà valutare l’offerta tecnica ed economica. Dopo il 31 dicembre, in attesa degli esiti della udienza, si procederà con delle proroghe per non interrompere l’attività sul sito. Nel bacino marmifero Ate 03 oggi sono sei gli operatori. Due di questi, La Cima e Società Savio Domenico Srl, hanno avanzato ricorso contro la loro esclusione dalla gara, in parte respinto, in parte giudicato irricevibile e inammissibile. «È incontestabile che il raggruppamento temporaneo non possieda i requisiti richiesti» scrivono i magistrati.