Il Brescia corre in Ferrari: «Stupirò tutti»
«El loco» pronto a fare la punta
«Sono un ragazzo umile, vengo da un posto in cui nessuno ti regala niente». Quel posto di chiama Rosario, la città del calcio, che ha dato i natali a gente come Banega, Messi e Di Maria e a grandi maestri di fútbol, Marcelo Bielsa e il «Tata» Martino, giusto per fare due nomi. Franco Ferrari, bisnonni di origini bergamasche e cremonesi, viene da lì e arriva a Brescia con un soprannome che fa storcere il naso se tradotto letteralmente. «Loco» vorrebbe dire pazzo, folle, ma in Uruguay e Argentina, soprattutto in ambito calcistico, si affibbia a persone che semplicemente hanno un modo di vedere le cose diverso dall’ordinario. Per questo Franco precisa: «Tranquilli, è un soprannome positivo e il motivo lo capirete presto. Non vi preoccupate». Arriva a Brescia dal Genoa, in punta di piedi, dopo il grave infortunio di Luca Miracoli: «Per me è un’opportunità grandissima — dice —. Quando è arrivata la chiamata del Brescia sia io che la mia famiglia eravamo molto felici. Questa occasione non devo lasciarmela scappare: lavorerò con umiltà, come ho sempre fatto, per raggiungere i miei obiettivi».
Nasce trequartista, ma ora si sente una punta vera: «Mi piace di più giocare centravanti. All’inizio non mi trovavo molto a mio agio, non conoscevo bene i movimenti: ora mi trovo bene, è meglio perché sto più vicino alla porta».Poche parole, ma chiare: Ferrari ha già capito quanto Brescia sia una piazza esigente e ambiziosa. «Mi sono trovato subito veramente bene — afferma —. Compagni e dirigenti mi hanno aiutato: tutti mi hanno accolto benissimo. Dal primo momento mi han fatto capire che questa squadra punta in alto. Anche io sono molto ambizioso. Sono partito dal basso e ho sempre voluto di più: spero di poter aiutare la squadra».
Il «Loco» Ferrari arriva da un prestito alla Pistoiese in Lega Pro, in cui ha segnato 13 gol in 37 apparizioni. «Per me Brescia è un salto di qualità. Devo ancora lavorare su tante cose: cerco di imparare ogni giorno qualcosa di più, soprattutto da attaccanti come Donnarumma e Torregrossa».