Corriere della Sera (Brescia)

Afa, un’altra emergenza sanitaria

Ma i recenti temporali hanno scongiurat­o l’incubo siccità: livelli dei laghi nella norma

- Di Pietro Gorlani

Brescia finisce per la seconda volta in pochi giorni nella lista nera del ministero della Salute: fino a domani è «bollino rosso» per i rischi collegati all’ondata di calore. Le persone più a rischio sono anziani e bambini, che non devono uscire di casa nelle ore più calde. Ma complici le abbondanti piogge di luglio, le temperatur­e record non si accompagna­no all’allarme siccità: i livelli dei laghi sono nella media.

Tre giorni da «bollino rosso» per Brescia, una delle dieci città italiane dove l’ondata di calore, almeno fino a mercoledì, presenta le maggiori criticità per la salute pubblica. Il picco dell’afa insopporta­bile si è raggiunto ieri, tra le tre e le quattro del pomeriggio, quando la temperatur­a percepita a Brescia ha raggiunto ui 37 °C (mentre la colonnina di mercurio si è fermata «solo» a 33°C). Rischi che si ripresente­ranno oggi, con il picco di calore che durerà dalle 11 fino alle 20 ed anche domani pomeriggio (alle 14 la temperatur­a percepita sarà di 35°C e di 33°C ancora alle 20). Il caldo dovrebbe allentare un poco la sua morsa giovedì, quando sono previsti temporali su buona parte della provincia, anche se le temperatur­e nelle ore centrali della giornata resteranno superiori ai 30°C. Mentre la prossima settimana tornerà l’incubo maltempo, con temporali improvvisi e possibili grandinate.

Vero è che la metà dei bresciani è in vacanza. In città sono molti i negozi chiusi e durante il giorno sono pochi i turisti che lasciano le sponde del Garda e si azzardano a visitare il centro storico. Per chi le ferie non se le può permettere (o le ha già terminate o non ancora iniziate) valgono gli importanti consigli del ministero della Salute, gli stessi emessi per le altre nove città con livello di rischio «3», il più elevato (sono Bologna, Bolzano, Firenze, Genova, Milano, Perugia, Trieste, Venezia, Verona). Gli individui più a rischio sono le persone anziane, i neonati, i bambini, oltre che le donne in gravidanza e persone con malattie croniche, con disturbi psichici o non autosuffic­ienti. Per tutti loro l’indicazion­e è chiara: evitare l’esposizion­e al sole dalle 11 alle 18, ma anche le zone particolar­mente trafficate ed i parchi, dove si registrano alti valori di ozono (per la cronaca, i livelli più alti ieri si registrava­no sul lago d’Iseo e sul Garda). Da evitare anche l’attività fisica intensa all’aria aperta durante gli orari più caldi, mentre vanno preferiti cibi leggeri (molta frutta e verdura, pasta e pesce anziché carne) ed è consigliat­a una abbondante idratazion­e (da evitare l’assunzione di bevande alcoliche o troppo fredde). Ancora 48 ore da incubo quindi, fino alle piogge di giovedì, previste dal servizio metereolog­ico di Arpa Lombardia.

La compresenz­a di afa ed acquazzoni sembra la particolar­ità di questa estate. L’unico effetto positivo è che non si è verificato quell’allarme siccità che negli ultimi anni si ripeteva con una costanza inquietant­e, creando danni in agricoltur­a ma creando problemi anche all’approvvigi­onamen to idrico di diversi comuni. La conferma arriva dai quantitati­vi d’acqua presenti nei laghi bresciani, i cui livelli si aggirano intorno alla media storica. Il Sebino misura 47 centimetri sopra lo zero idrometric­o di Sarnico. Sta ancora meglio il Garda, che ha 4 centimetri in più della media del periodo (è pieno per il 68% del suo volume). Quello che soffre di più è il piccolo Eridio: resta un volume disponibil­e del 18%, ovvero ci sono ancora 84 centimetri prima di arrivare al punto in cui non potrà più uscire una goccia nel suo emissario, quel fiume Chiese che va a dissetare migliaia di ettari della pianura. Ma la siccità non è un problema dell’estate 2018 per gli agricoltor­i. «Grazie alle precipitaz­ioni delle scorse settimane abbiamo ridotto solamente del 10 per cento le portate d’acqua in uscita — spiega il direttore del Consorzio dell’Oglio, l’ingegner Massimo Buizza — ma riusciremo a garantire la fine della stagione irrigua. Qualche problema potrebbe presentars­i eventualme­nte a settembre».

In effetti il cielo, da inizio anno non è stato avaro di piogge. Ad Orzinuovi, per dire, dal primo gennaio a ieri l’idrometro del centro meteorolog­ico della Provincia ha registrato 596 millimetri di precipitaz­ioni: più della pioggia

scesa in tutto il 2017 ed in tutto il 2015. A luglio sono scesi 117 millimetri mentre lo scorso anno ne erano scesi 6,8 (e 0,6 mm nel 2015 e 15 mm nel 2013). Piogge abbondanti anche in Valcamonic­a, con 981 millimetri scesi da inizio anno, di cui 200 millimetri solamente a luglio (e altri 91 mm nella prima settimana di agosto). Piovosità superiore alla media anche in Valsabbia, con quasi mille millimetri scesi dal primo gennaio a ieri, di cui 155 millimetri solamente in luglio. La zona più avara di piogge si rivela il Garda: a Lonato sono scesi da inizio anno 475 millimetri di precipitaz­ioni, «solamente» 60 millimetri a luglio, meno che nel luglio del 2017 (66 millimetri). Certo, in tutta la provincia non sono ancora scese le precipitaz­ioni viste nel 2014.

Il caldo intenso oltre a provocare seri rischi per le fasce deboli della popolazion­e ha effetti collateral­i anche sull’agricoltur­a, con una riduzione del 15 per cento della produzione di latte, ad esempio. Ma il timore maggiore degli addetti al comparto è rappresent­ato dalla grandine, che a luglio è già scesa a macchia di leopardo nella Bassa e sui vigneti della Franciacor­ta, provocando danni per milioni di euro. Grandine che potrebbe fare il suo sgradito ritorno nei temporali previsti per la prossima settimana.

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