Stragi e atti segreti Il Governo conferma: sì ad aprire gli archivi
Anche la Casa della Memoria nel comitato di esperti
L’occasione è stata la commemorazione del Trentottesimo anniversario della bomba alla stazione di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti, 200 feriti). A sottolineare che la direttiva Renzi dell’aprile 2014 che ha imposto a enti e servizi segreti di declassificare gli atti relativi alle principali stragi avvenute tra il 1969 e il 1984 rendendoli pubblici continuerà ad essere il perno della ricerca della verità storica è stato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il politico grillino ha ammesso che il lavoro fino ad ora effettuato non ha dato il risultato sperato, con atti conferiti con il contagocce e senza una precisa contestualizzazione che avrebbe reso più agevole capire la portata delle carte a cui è stato tolto il segreto.
«In effetti — osserva Manlio Milani — in questi anni ci sono stati dei problemi nel conferimento del materiale all’Archivio di Stato. Ci sono state delle resistenze da parte della burocrazia dei vari servizi. Ad esempio sono stati posti una serie di problemi per l’acquisizione dei fascicoli personali relativi alle persone coinvolte nelle varie inchieste sulla strategia della tensione, spiegandoci che la direttiva riguardava gli atti sui vari eventi e non i fascicoli personali». Valutazioni opinabili per i famigliari delle vittime degli attentati che hanno dovuto confrontarsi in questi 4 anni con situazioni paradossali. Una fra tutte: negli archivi del ministero dei Trasporti non esistono atti relativi agli attentati che hanno riguardato la stazione di Bologna, o le bombe sui convogli come l’Italicus (4 agosto 1974, 12 morti oltre 100 feriti) e il Rapido 904 (23 dicembre 1984, 16 morti, 267 feriti) e nemmeno fascicoli sulla tragedia di Ustica (richieste in proposito sono state rivolte anche all’Enac — che avrebbe ereditato materiale sull’aviazione civile -, con risultati altrettanto risibili).
Il 3 maggio scorso Paolo Aquilanti, segretario generale della presidenza del Consiglio, ha disposto la proroga dell’attività del comitato consultivo che ha il compito di sorvegliare sulle attività di conferimento all’archivio centrale della Stato di tutti quegli atti provenienti dalle agenzie di sicurezza, dai ministeri, dagli archivi parlamentari, dalle strutture periferiche come i comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza o le questure.Il comitato (composto da 15 persone) raccoglie oltre ai funzionari dell’Archivio di Stato e della presidenza del consiglio anche i rappresentanti delle associazione che fino ad hanno chiesto a gran voce di far cadere il segreto di stato sul materiale conservato dai servizi segreti che — lo dicono le indagini — in più di un’occasione hanno messo a segno veri e propri depistaggi. Fra i membri del comitato siede anche Filippo (Pippo) Iannacci, una delle anime della Casa della Memoria di Brescia, l’uomo che è diventato il motore della monumentale opera di digitalizzazione delle inchieste sulle Stragi. «Ecco, proprio su questo punto - interviene Milani — mi sono permesso di ricordare al ministro Bonafede, quando ha detto che renderà telematicamente fruibili gli atti giudiziari e che a questo processo parteciperanno anche dei detenuti, che a Brescia queste cose le abbiamo già fatte da tempo, dal 2001 e con l’ausilio di detenuti. Spero il suo sia stato solo un lapsus, perché, grazie a Brescia, non si parte da zero. Ben venga comunque il rinnovato impegno del Governo su questi temi. Noi abbiamo ricordato che abbiamo da qualche settimana inviato al presidente del consiglio Conte una richiesta di incontro e siamo ancora in attesa di una risposta».
Milani è fiducioso: «Sia pur nelle difficoltà, cogliamo gli aspetti positivi della direttiva Renzi. C’è stato lo stanziamento di 600 mila euro per organizzare il materiale all’Archivio di Stato e ci sono state precise direttive sulla desecretazione degli atti. Ora, con un po’ di buona volontà, si tratta di rendere più fluide le procedure».
Bene l’impegno del Governo Attendiamo di incontrare il presidente Conte
Negli anni ci siamo scontrati contro la burocrazia che ci ha impedito di accedere ai fascicoli personali