Corriere della Sera (Brescia)

Le «Grotte» si tingono di giallo

Sparizioni di animali e la morte di un archeologo in «Villa romana con delitto»

- Di Costanzo Gatta

Il collega si diverte, vien da dire parafrasan­do «Le roi s’amuse», pièce di Victor Hugo. Proprio così: il collega Massimo Tedeschi si diverte a saltare dall’editoriale per il Corriere della Sera edizione bresciana, che dura quanto la rosa di Malherbe, cioè l’espace d‘un matin, al libro che analizza gli splendori del grande pontefice bresciano. Talvolta riconsider­a con occhio critico una pagina di storia, o approfondi­sce una biografia, o si lancia in un’inchiesta. Poi ritorna nella cucina della cronaca, senza far mancare «il pezzo» al collega che lo ha coinvolto in una ricerca. E lui non disdegna — rara avis — di scrivere a quattro mani, opportunit­à rifiutata dagli spocchiosi.

Nativo di Rezzato ha dedicato volumi alla pietra ed alla cava; quindi ad un lavoro antico che è sangue ed arte, fatica ed orgoglio: vero segno di brescianit­à della sua gente.

Da tre anni, complice De Ferrari, editore con radici a Genova e proiezioni nazionali, sforna a ripetizion­e storie intriganti nella collana Novels. Del 2016 è il thriller Carta rossa, dell’anno seguente L’ultimo record: due veri successi che hanno convinto a continuare. È del maggio scorso Villa romana con delitto.

A proposito di quest’ultimo libro non è proprio fuori luogo giocare sui titoli. Anche l’amante del commissari­o Italico Sartori — deus ex machina nel giallo — comunica le sue intenzioni notturne facendogli avere un libro. Nel titolo c’è il progetto.

«La cena delle beffe» di Sem Benelli aveva significat­o un invito a tavola. «Mammiferi di lusso» di Dino Segre, alias Pitigrilli, doveva intendere una notte hard.

Inviandogl­i «Come tu mi vuoi» (di Luigi Pirandello) la fantasiosa amante non solo promette completa disponibil­ità, ma senza saperlo fornisce all’amante la chiave per risolvere un delitto nella villa romana ritenuta di Catullo.

Siamo quindi a Sirmione e il morto ammazzato è un archeologo che studia grotte e dintorni.

Consuetudi­ne vuole che si debba tacere sull’intreccio. Lecito invece dire che Tedeschi riesce a far uscire a tutto tondo la figura del modesto ma scaltro commissari­o Sartori. È un abruzzese di montagna, mandato in forza a Salò. Vive in due stanze prese in affitto da un’anziana signora considerat­a «la lingua più temuta della Riviera».

Poche azzeccate frasi bastano poi tratteggia­re gli altri personaggi solo in apparenza marginali: gli autisti del commissari­ato (lo spericolat­o e il placido), il bri- gadiere Festa e Angeli, addetto alle buste paga. Ben viva risulta pure Anna Arquati, la vedovella piacente di Portese con la quale il nostro ha una piacevole e passionale liaison.

Idea felice dell’autore è l’aver ambientato in casa nostra le sue storie. Ottima per uno sceneggiat­o. Ci sono precedenti illustri. Simenon ha sguinzagli­ato Maigret per Parigi: da Montmarte a Pigalle, alle stazioni del metro. Il Nero Wolfe di Rex Stout non esce dalla sua casa di New York — tre stanze, serra compresa — e Scerbanenc­o ambienta storie fra la Bovisa ed il Duomo.

Massimo Tedeschi, piacevolme­nte, ha rinverdito il giallo bresciano e lascia ai personaggi di casa qualche intercalar­e in dialetto. La cornice è prevalente­mente quella del Garda. Ecco Salò, la Gardone di d’Annunzio donnaiolo. Vive ancora perché tutto accade subito dopo i Ludi juveniles del 1935. Ecco San Martino e Solferino della battaglia campale; la frazione Renzano che conosce solo chi va a pregare nel santuario della Madonna del Rio. E poi Desenzano, Padenghe, il Cunettone, il Baldo e Peschiera, Vesio di Tremosine.

Felice e sciolto il modo di descrivere ambienti ed avveniment­i. L’autore con questo accorgimen­to riesce a rendere partecipe il lettore dell’avveniment­o che si risolve in pochi giorni. Facile seguire gli spostament­i dei personaggi conoscendo i luoghi soprattutt­o.

Come pensare all’intrigo delle Grotte? La giornata di Sartori era iniziata con due banali richieste di aiuto, un poco avvilenti per un commissari­o. Alla signora Dubini — l’affittacam­ere — avevano rubato il gatto e contempora­neamente era scomparso Argo, il cane di Alfio, padrone del «Bar Impero». Il nome del locale già fa capire — ce ne fosse bisogno — in quale periodo sia ambientata la storia.

Grazie al solerte Sartori tutto tornerà a posto: cane e gatto ai padroni e l’assassino alla giustizia. Grazie anche al «Come tu mi vuoi» pirandelli­ano, titolo mandato dalla vedova allegra all’amico. Il libro — conclude l’autore — «gli aveva acceso un’illuminazi­one: tutti avevano mentito, tutti avevano interpreta­to due parti in commedia». Altro aggiungere non conviene, se non che è un libro veramente gustoso. Una raccomanda­zione: non è da divorare tutto d’un fiato — come si è soliti dire — perché altrimenti si perde il bello della narrazione.

L’intrigo, ambientato negli anni Trenta, si svolge tutto sul Garda, da Salò alla penisola di Catullo

Il titolo di un’opera di Pirandello innesca nella mente del commissari­o la soluzione del caso

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Scenario Uno scorcio delle Grotte di Catullo, teatro del giallo. A destra l’autore, Massimo Tedeschi

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