Tra pedofilia e divorziati: le inquietudini del clero
CONFRONTO I SACERDOTI INTERROGANO IL PRESULE «Rendere però onore a chi è stato ingiustamente accusato»
Un confronto schietto tra il vescovo Pierantonio Tremolada e i suoi sacerdoti nel primo giorno del convegno annuale del clero bresciano. Un clero inquieto che al vescovo ha chiesto di rispondere alle tante domande che arrivano dalle parrocchie. Inquietudini che vanno dagli scandali legati alla pedofilia all’eucarestia per i divorziati per approdare alla rivoluzione delle zone pastorali studiate per coprire la carenza di vocazioni.
Il vescovo parla di santità e i sacerdoti si fanno portavoce delle inquietudini e dei tormenti del loro gregge. Monsignor Tremolada tratteggia un orizzonte umano luminoso, i preti gli sottopongono il lato oscuro della cronaca.
Il convegno del clero vive anche di questa dialettica e la giornata di ieri ne è stata un esempio: come reagire di fronte ai casi e ai sospetti di pedofilia? Che bilancio fare delle unità pastorali, dove il legame fra il sacerdote e la comunità si sta sfilacciando? Che risposta dare alle coppie divorziate, che avevano sperato nelle aperture di Papa Francesco e sono ancora in attesa? Incoraggiare o frenare l’esperienza dei sacerdoti diocesani
fidei donum, cioè missionari all’estero? Don Raffaele Donneschi, don Flavio Saleri, don Fabio Corazzina — fra gli altri — si incaricano di sollevare i temi più caldi per i sacerdoti in cura d’anime.
Il vescovo non si sottrae, a partire dal tema urticante dei preti accusati (e a volte condannati) di pedofilia. «Davanti a situazioni oggettivamente problematiche e dolorose — dice mons. Pierantonio Tremolada — non dobbiamo cadere nel vortice delle polemiche. L’unica cosa è essere veramente se stessi. La questione della pedofilia è molto seria. La domanda dev’essere: “tu stai facendo veramente il prete?” Se ci impauriamo di fronte ai mass media siamo finiti. Noi siamo, dobbiamo essere dentro il Vangelo. La gente ci guarda con la non confessata attesa che noi siamo veramente preti, che ci sforziamo di esserlo. Il punto è il Vangelo, la nostra identità di preti, il nostro essere Chiesa. Se siamo questo, stiamo in pace: che dicano quel che vogliono. Ci sarà sempre chi contesta».
Ma se questo è l’atteggiamento da tenere di fronte agli attacchi alla Chiesa a partire dalla pedofilia, c’è una questione che interpella i singoli, e su questo il vescovo è chiaro: «Occorre essere estremamente retti, vi raccomando di essere integerrimi. Se qualcuno ha difficoltà lo dica. Problematiche personali possono esserci: se ne parli. Noi siamo profondamente addolorati quando ci accorgiamo che le cose sono accadute e accadono. Dobbiamo riconoscere la gravità di ciò nel momento in cui accade e dobbiamo rendere onore se le cose non sono accadute. La verità vale per tutti: bisogna rendere giustizia a chi è stato ingiustamente accusato e riconoscere la colpa quando è accaduta».
Quanto alle «coppie in difficoltà» e alla comunione ai divorziati, mons. Tremolada rilancia l’apertura espressa già all’indomani della sua nomina a Brescia: «Non possiamo attendere oltre — dice — dobbiamo decidere, collocandoci nella prospettiva aperta dalla Amoris Laetitia» (che aveva demandato alle chiese locali un possibile apertura ai divorziati, ndr).
Circa i problemi che riguardano la società civile, il vescovo non offre risposte ma già l’elenco che fa delle «emergenze» è espressivo di una linea pastorale: «Sono consapevole che abbiamo problemi seri da affrontare: la questione ambientale, gli investimenti nel settore degli armamenti, la questione dell’immigrazione e quella dell’occupazione che riguarda i giovani e i cinquantenni che perdono il lavoro. E poi il problema gravissimo della denatalità».
A chi vede nelle Unità pastorali uno venir meno del rapporto vitale prete-comunità, il vescovo replica: «Cosa significa essere preti non più legati a una sola comunità, questo è il tema che va affrontato. Ma il futuro va preparato: oggi siamo in una fase di passaggio, il clero non è troppo ridotto numericamente ma è tendenzialmente anziano». La dura legge dei numeri, insomma, impedirà di mantenere in futuro il rapporto un prete-una parrocchia.
Il vescovo conferma poi l’intenzione di tener viva l’esperienza dei fidei donum:
«A novembre andrò a trovare i nostri sacerdoti missionari in Brasile. Sono reduce da un viaggio in Albania: là don Gianfranco sta facendo grandi cose».
Poi la conferma che nel segno di Paolo VI il prossimo anno pastorale sarà incentrato sulla preghiera: mons. Tremolada ogni venerdì sera sarà alle Grazie e chiede ai parroci di mettersi in comunione con il vescovo, nella stessa serata. Infine un accenno alle usanze laiche: «Dobbiamo dare valore alla festa dei santi. Finora abbiamo dato soprattutto valore alla festa dei morti. E poi abbiamo Halloween da contrastare: non che quello sia in cima alle mie preoccupazioni, abbiamo altro a cui dedicarci».