«Francesca, la nostra leonessa» La favola partita da Bornato
I genitori della Schiavone: «Ora sia felice, potrà continuare a fare bene»
Prima ancora della racchetta, impugnata per la prima volta con papà Franco sui campi in cemento dietro la casa di Bornato, dove tuttora vivono i suoi genitori, nella vita di Francesca Schiavone c’era la ginnastica artistica. «Ma non si trovava bene con la sua insegnante — spiega Franco, padre e primo tifoso — C’erano questi due campi in cemento dietro casa, così l’ho portata a fare qualche scambio. Mi sono accorto subito che aveva una predisposizione naturale, non bucava mai la pallina».
Eppure, in casa Schiavone il tennis non è mai stato un’ossessione. «Le abbiamo sempre detto di scegliere lo sport che la faceva più divertire — dice mamma Luiscita Minelli, bresciana di Bornato — “Se fai qualcosa, lo fai per te, non per altre persone”, le abbiamo sempre ripetuto». E ripensando ai vetri rotti o alla costante colonna sonora della pallina che colpisce i gradini e il porticato nella casa di Milano, Luiscita può solo sorridere, perché Francesca era felice.
I record, le grandi vittorie e le finali del Roland Garros sono storia. «Ma lei ha giocato ogni torneo come se fosse a Parigi — assicura la madre —. Certo, il Roland Garros nel 2010 è stato stupendo per tutti perché era il suo sogno, anche i nostri vicini di casa festeggiavano».
«In un certo senso, possiamo dire che è stata un’apripista e ora sembra che il tennis italiano sia in ripresa - aggiunge il padre -. Non lo dico perché sono suo papà: in questi giorni l’ho rivista in alcune sintesi televisive e devo dire che Francesca ha fatto quello voleva fare, si è divertita. E ha giocato con uno charme e una personalità unici. Era genio e follia, è sempre stata così».
Parlare al passato delle sue giocate fa effetto, ma è una realtà che non si può cambiare. Francesca Schiavone ha deciso di ritirarsi. «Non sono stata sorpresa - conclude mamma Luiscita -. Era stata ferma cinque mesi per starmi vicino durante la mia malattia e, una volta rientrata, non ce la faceva più. Era evidente che fosse arrivato il momento. Potrà essere una brava allenatrice se vorrà, basta che sia felice». Non ci sono più vetri rotti o ticchettii contro i gradini del porticato. Ma Francesca è felice e lo sono anche papà Franco e mamma Luiscita.
Il papà I primi tiri dietro casa, faceva ginnastica artistica ma non le piaceva l’insegnante
La mamma È stata ferma per starmi vicino, potrà essere una brava allenatrice se lo vorrà