«Lavoro e Musil le carte vincenti per fare di Brescia capitale di Cultura»
Il vicesindaco: via alla sfida in vista del 2022
Brescia muove i primi passi per candidarsi a capitale della cultura italiana nel 2022. Ieri sera alla Cascina Maggia, nell’ambito della festa popolare promossa dalle cooperative sociali La Rete, Colibrì, La Vela, Zeroventi e ArticoloUno, il tema è stato al centro delle riflessioni del sindaco di Mantova (che è stata capitale nel 2015) Mattia Palazzi e della vicesindaco di Brescia Laura Castelletti. La quale si dice convinta che Brescia abbia tutti i numeri per candidarsi.
Vicesindaco, dopo gli annunci si parte davvero?
«Il primo tema è capire se il nuovo governo mantiene la scelta di avere le capitali della cultura e, nel caso, quali saranno le caratteristiche del bando».
Diventare capitale significa ricevere anche soldi?
«Un milione di euro circa, che deve essere reinvestito in infrastrutture culturali. Non in eventi, per intendersi».
Cifra significativa ma non fondamentale. Perché diventare capitale allora?
«Perché è una grande occasione per mettere in rete i diversi percorsi culturali, pubblici e privati, che si stanno sviluppando in città. La nostra città, in controtendenza rispetto alla situazione nazionale, ha investito in cultura in questi anni. Il pubblico, ma anche il privato. Ed è doveroso ricordare l’impegno crescente di imprenditori e mecenati nel sostenere tale percorso».
I primi passi quali saranno?
«A breve incontreremo Francesca Bertoglio, che in distacco da Brescia era stata project manager a Mantova nell’anno in cui quella città era stata capitale della culturale. E poi, oltre a lei, avremo ulteriori incontri col sindaco (dopo quello di ieri, ndr) di Mantova e delle altre città (Pistoia, Palermo, Parma) che negli anni sono state capitali della cultura o lo diventeranno. Il primo passo è conoscere l’esperienza di chi ci è già passato».
Un’idea su come Brescia potrebbe caratterizzare la propria candidatura?
«Guardiamo con interesse il tema del lavoro, che ci rende riconoscibili anche sul piano della capacità di inclusione. La partita del Musil si è finalmente sbloccata e questo ci può aiutare sicuramente perché significa che il percorso di costruzione del museo sta dentro un progetto più ampio di rigenerazione urbana su lavoro, ambiente, inclusione, sociale».
Un progetto ambizioso... «La costruzione del dossier di candidatura deve coinvolgere l’intera città, in un percorso di coprogettazione. Le risposte che abbiamo avuto per il momento sono state molto positive: non credo che questo sia avvenuto per caso ma rientri nel percorso di riconoscimento del nostro patrimonio. Che sta finalmente diventando un sentire comune della città. Il 2022 ci può aiutare a creare un disegno comune e condiviso. Non so ancora cosa produrrà questo processo, che è nelle linee programmatiche dell’Amministrazione, ma so che già solo avviarlo sarà utile. Se vinci e diventi capitale bene, ma anche se non ce la fai hai messo comunque in moto un processo significativo».
La concorrenza sarà agguerrita, certo, ma se si arriva primi è meglio. Anche per la visibilità che questo comporterebbe.
«Senz’altro. Una città che diventa capitale della cultura, oltre che sociali, ha evidentemente delle ricadute economiche sul territorio. Un’opportunità da cogliere anche sotto questo profilo. Molte grandi città sono in via di saturazione e, in un contesto di turismo in crescita, la nostra città ha tutti i titoli per diventare una meta alternativa rispetto a percorsi più scontati. Peraltro, ne sono convinta, una capitale diventa tale all’interno di un territorio più ampio. Cresce la città, ma in rete con i tanti poli della provincia».
Castelletti
Dobbiamo capire se il nuovo governo mantiene la scelta di avere le capitali della cultura: possiamo avere 1 milione di contributi
Avremmo importanti ricadute economiche visto che Brescia ha tutti i titoli per diventare una meta alternativa ai percorsi più scontati delle grandi città