Germani, ed è subito sfida
La squadra di Diana surclassa Pesaro e va in finale
Non solo taglio del nastro, ma anche un collaudo agonistico con il Trofeo Ferrari in cui la Germani cerca di testare il suo grado di preparazione in vista degli impegni in campionato e in Europa.
Natale in anticipo, o se preferite Santa Lucia. Un giorno speciale e stavolta non vale la retorica della «pallacanestro formato famiglia», che ricorrerà giustamente in campionato e in coppa, quando arriveranno le gare da due punti. C’è molto altro, molto di più nel debutto ufficiale del Palaleonessa: emerge nitida la voglia comune di un popolo, di una città, di stringersi in un unico abbraccio. Nessuna polemica, nessuna tensione, né all’interno né all’esterno, solo la voglia di fare festa circondati dalla solita folla eterogenea e di scartare il regalo anticipato. Un idillio avvertibile già nel pomeriggio, quando in tanti appassionati hanno raggiunto via Caprera senza nemmeno passare da casa al termine della giornata lavorativa. C’è chi perlustra ogni angolo, come si fa in una casa nuova. Questa lo è, stavolta per sempre, con i suoi seggiolini colorati di bianco e blu che iniziano a riempirsi già ben prima delle 19.45, l’orario fissato per il taglio del nastro (avverrà in realtà alle 20.19, al centro del campo). Perché, dopo 27 anni di attesa anche i minuti fanno la differenza. E Brescia era stanca di aspettare. Persino la squadra di Andrea Diana, pur potendo gestire comodamente la marcia di avvicinamento al match serale, è già in prima fila all’apertura dei cancelli: VareseZielona Gora, la prima semifinale del Trofeo Roberto Ferrari, inizia alle 18 ed è la scusa buona per mettere il naso dentro il palazzo. Quando alle 19.20 irrompe il sindaco Emilio Del Bono, accolto da tutta la dirigenza al completo (Graziella Bragaglio, presidente del Basket Brescia, volto e anima del Palaleonessa, pulisce persino il pavimento), è il momento di passare al brindisi di rito. Che sa di gioia e di sollievo, dopo settimane di innegabile tensione.
Giorgio Lamberti, presidente della SanFilippo Spa, si sbilancia: «È stato difficile come il mio record del mondo dei 200 stile libero». Quindi la lunga, sentita, lista di dediche e ringraziamenti. Matteo Bonetti, il patron da cui tutto è partito e dalla cui passione tutto continua a trarre linfa vitale, parla di “un sogno. Non pensavo fosse così bello (e lo è, ma se ne apprezza soprattutto la funzionalità interna, ndr). Un mio amico d’infanzia ha detto che mio padre Riccardo dall’alto sarà contento di me e io oggi penso a lui. E ringrazio mia moglie Graziella».
Faustino e Mauro Ferrari, gli uomini della provvidenza con la loro Germani nell’estate del 2016, pensano a Roberto (rispettivamente figlio e fratello di entrambi) cui è dedicato il torneo e uno striscione che copre tutta la curva di casa: «Abbiamo completato un piccolo miracolo, una serie di coincidenze strane ha voluto che oggi il suo ricordo coincidesse con questa giornata storica». Federica Papa ha un pensiero per il padre Eliseo, l’architetto del Palaleonessa, scomparso quasi un anno fa. Ario Costa, presidente di Pesaro e leggenda della Leonessa anni Ottanta, di cui è stata ritirata la maglia numero 14, abbraccia la famiglia dell’amico Marco Solfrini, scomparso il marzo scorso. Anche la sua maglia numero 13 fa bella mostra vicino alla curva di chi tifa e canta. Perché poi, proprio tra la Vuelle di Costa e la Germani, c’è una partita. Ed è basket vero davanti al presidente di lega Egidio Bianchi e a Vittorio Gallinari, padre di Danilo. Awudu Abass, il colpaccio del mercato estivo, segna il primo canestro - da tre punti - della nuova storia del Basket Brescia. A metà gara i Diana boys conducono 41-21 e dimostrano di avere voglia di difendere e non solo di attaccare.
Alla sirena conclusiva, con un Moss da gran galà autore di 21 punti, sarà 74-53. Stasera alle 20.45 la finale con Varese. Termina senza sold out (circa 3 mila spettatori, la capienza è di 5200) ma con molti occhi lucidi una serata dal sapore vintage.
Matteo Bonetti Mio padre sarebbe stato orgoglioso di me per quello che siamo riusciti a fare qui oggi
Federica Papa Hai progettato una cosa straordinaria: ovunque tu sia complimenti papà!