I pescatori lodigiani che proteggono lo squalo del fiume
I blitz «cattura e rilascia» di Catfishing Italia
LODI Pescano i siluri. Li accarezzano, nuotano con loro, fanno foto e riprese subacquee come se fossero delfini. A volte combattono perché acchiappare un pesce lungo anche due metri e mezzo e pesante diversi quintali non è un’impresa semplice. Ma poi li lasciano liberi, ributtandoli nel Po, nell’Adda o nei bacini del Mantovano, in quanto sostenitori del catch and release («cattura e rilascia»), rischiando sanzioni.
A differenza di istituzioni e di molti altri colleghi, i pescatori di Catfishing Italia amano e rispettano lo «squalo d’acqua dolce» come viene chiamato il siluro, vorace pesce importato in Italia dall’Est Europa negli anni Ottanta e diventato un temuto predatore ritenuto responsabile della scomparsa dai nostri fiumi di molte specie autoctone. Per Catfishing Italia invece le cause sono altre: «All’inizio i siluri hanno colonizzato i nostri fiumi ma da anni la loro presenza si è stabilizzata ed è diventata parte dell’habitat fluviale — afferma Aldo Vecchietti, presidente di Catfishing Italia, associazione che ha molti aderenti soprattutto in Lombardia —. Vengono additati come responsabili dello spopolamento dei fiumi, ma sono capri espiatori». Le loro battute di pesca sono
In difesa I siluri sono ritenuti responsabili dello spopolamento dei corsi d’acqua ma sono solo un capro espiatorio
Contro Per colpa dei pesci siluro nell’Adda stanno sparendo specie come le trote marmorate e i cavedani
quasi quotidiane. «La pesca al siluro è una battaglia — racconta Vecchietti — che può durare anche più di mezz’ora. L’esemplare più grande che ho trovato era lungo due metri e mezzo. Poi lo abbiamo liberato». Nemico o pesce innocuo allora? «Le cause dello spopolamento: uccelli predatori, inquinamento e bracconaggio». Proprio quest’ultimo è contenuto a fatica lungo le sponde del Po. Nel Lodigiano, negli ultimi due anni, g Polizia Provinciale e Corpo Forestale hanno scoperto e denunciato diversi bracconieri che pescavano con reti elettrificate, sequestrato quintali di pesce «di frodo» e anche multato una pescheria che vendeva esemplari di provenienza sospetta.
Il siluro resta un nemico invece per Cesare Lorandi, presidente di Spinning Club Italia. «Già vent’anni fa i vecchi pescatori dell’Oglio mi avevano avvertito che prima o poi il siluro avrebbe fatto danni anche nell’Adda e così è avvenuto». Lui stesso sei anni fa ha pescato il maggior esemplare finora trovato nel Lodigiano, 180 centimetri di lunghezza. L’associazione fa due-tre battute di pesca l’anno e a ogni battuta pesca un’ottantina di esemplari, che poi vengono smaltiti («O regalati ad amici romeni che sanno come cucinarli»). In questo modo, sostiene Lorandi «il tratto di fiume che gestiamo tra Boffalora e Rivolta d’Adda mantiene almeno una parte dell’ecosistema originario dell’Adda con la presenza di trote marmorate o cavedani che ormai, per colpa anche del siluro, nei nostri fiumi non si vedono più».