«Via la Stele: sul piedistallo torni il Bigio»
Stolfi polemico: non comunicata la proroga di Paladino
Mentre le altre opere della mostra Ouverture vengono smontate, la Stele di Mimmo Paladino resta sul piedistallo di piazza Vittoria e non si sposterà «per qualche tempo». Ma per la Soprintendenza è scaduto il tempo: quel posto spetta al Bigio.
Ecce homo (paladiniano): censurato nel suo sarcofagocapsula nei magazzini di via Rose, il maschio fascista è stato rimpiazzato da una controfigura in marmo nero Marquina, alta sei metri, modello cubo-futurista. Mentre cavalli e cavallieri, scudi, specchi ustori e guardiani silenti sparsi da Mimmo Paladino in città stanno per essere rispediti al mittente (la mostra Ouverture verrà smontata entro il 15 ottobre), la sua Stele resta immobile sul piedistallo del Bigio: lunedì, in una nota inoltrata ai giornali, Loggia e Brescia Musei hanno fatto sapere che non si muoverà di un centimetro da piazza Vittoria e da quel podio, almeno «per qualche tempo» (testuale).
Ieri mattina, dopo aver letto la notizia sui giornali, la Soprintendenza ha scritto una lettera al sindaco Emilio Del Bono, al suo vice Laura Castelletti, al presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli e al direttore della fondazione Luigi Di Corato. L’oggetto: «Brescia. Mostra Mimmo Paladino — Ouverture. Comunicazioni». L’incipit: «Questa Soprintendenza ha appreso, da notizie di stampa relative al disallestimento della mostra di Paladino anziché da qualsiasi forma di comunicazione istituzionale, che codesta spettabile Amministrazione ha stabilito la permanenza, “per qualche tempo”, della Stele di Paladino in piazza Vittoria».
L’uomo nero — 12 tonnellate di marmo scolpite a Carpenedolo — rischia di diventare un inquilino abusivo del piedistallo: il suo soggiorno, autorizzato dall’ente per la vernice della mostra (a maggio dell’anno scorso) è stato prorogato oltre il tempo massimo. «In proposito — scrive il soprintendente Giuseppe Stolfi — si deve rammentare che la collocazione temporanea (per otto mesi, poi divenuti sedici con la proroga e infine diciassette) dell’opera in questione in piazza Vittoria è stata a suo tempo condivisa con questo Ufficio, attraverso intese preventive e atti formali di autorizzazione, solo nell’ambito del progetto “Brixia Contemporary-Paladino Ouverture”, di grande e riconosciuta rilevanza per la politica culturale della città».
Il Bigio-gate, e il ritorno della statua sul piedistallo che le era stato tolto sotto ai piedi nel 1946, è argomento di discussione da decenni: moltissimi gli intellettuali (anche di sinistra), gli artisti, i cittadini e i testimoni oculari che lo videro in piazza negli anni Quaranta favorevoli alla riesumazione del maschio fascista. Altrettanti quelli che preferirebbero tenerlo segregato nei magazzini di via Rose o esporlo altrove, decontestualizzato e lontano dal podio. Nella let- tera a Loggia e Brescia Musei, Stolfi ripete quello che l’ente sostiene da tempo. Testuale: «La posizione della Soprintendenza in merito alla controversa questione concernente la ricollocazione del “Bigio” in piazza Vittoria è da anni ben conosciuta, e contraria a ogni surrettizia “sostituzione” della statua di A. Dazzi con altra opera contemporanea».
Loggia e Brescia Musei hanno commesso uno sgarbo istituzionale: nessuna decisione sulla Stele e il suo soggiorno in piazza Vittoria sarebbe stata comunicata alla Soprintendenza, cui spetta dare l’autorizzazione.
Prima dei saluti, della firma in calce e dell’auspicio di un «sollecito, e costruttivo, riscontro», il soprintendente «chiede a codesta spettabile Amministrazione di voler comunicare a questo Ufficio, ristabilendo corretti rapporti istituzionali, altri e diversi propositi da essa maturati rispetto a quanto a suo tempo condiviso e concordato, per i confronti e le valutazioni conseguenti».
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Sul ritorno del Bigio La Soprintendenza è contraria a ogni surrettizia “sostituzione” della statua di Dazzi