Carrozzone degli artisti, un gran finale tra le stelle
Quarantadue tappe l’anno scorso, una settantina quest’anno: l’ultimo spettacolo si terrà sabato, in città, e il vescovo ha chiesto che fosse all’ombra della diocesi, nel cortile delle curia.
Il Carrozzone degli artisti ha entusiasmato 25 mila spettatori e coinvolto più di duemila bambini. Ma i protagonisti erano prima di tutto loro: i ragazzi disabili di 22 cooperative bresciane. Chiamati a uscire dalle proprie comunità per entrare nelle piazze, negli oratori e nelle vie dei paesi per fare teatro. È il principio dell’ «inclusione sociale. Volevamo portarli in mezzo alla gente» spiega il regista Alberto Ghisoni. Quasi una parafrasi, la sua, di Vita Activa, quando la filosofa Hannah Arendt ricordava che già i Romani usavano come sinonimi i verbi «vivere» ed «essere tra gli uomini». Si capisce allora perché è cruciale che questi spettacoli si facciano in piazza e non all’interno delle cooperative. La vita è «tra» gli uomini ed è lì che ogni ragazzo doveva mettere in scena potenzialità, desideri, sogni. Il Carrozzone ha sfruttato quella forza che il teatro possiede dentro di sé e che permette di andare oltre i confini della realtà quotidiana. Ma anche i confini fisici di soggetti svantaggiati. «Attenzione però — dice Ghisoni — questo non è uno spettacolo con i disabili, ma uno spettacolo di artisti». I ragazzi delle cooperative hanno sempre dovuto imparare una parte, non improvvisare. E il loro lavoro «veniva pagato». Un modo per dare peso e professionalità allo spettacolo che si chiama
Esprimi un desiderio. Il protagonista è un cercatore di stelle. Stelle cadute e che vanno riportate in cielo, «costringendo» così ognuno a interrogarsi sui propri desideri. Due attori professionisti, un regista, due ragazzi svantaggiati provenienti dalle diverse cooperative che si alternano sul palco: è il capitale umano che ha lavorato sulla scena del Carrozzone. Uno spettacolo capace di coinvolgere i bambini del paese, ma in generale anche le famiglie dei paesi e gli oratori che davano ospitalità.
L’esperienza ha creato entusiasmo, tanto da suscitare l’interesse anche del vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, che ha chiesto di fare l’ultimo spettacolo della stagione in piazza Vescovato, in città.