Mons. Tosi: «A Ponte di Legno in vacanza con Moro e Bachelet»
«Celebrava la messa e poi si fermava in confessionale Si toglieva il cappello facendo l’elemosina a un povero»
Fra i luoghi d’elezione di Giovanni Battista Montini nel Bresciano spicca Ponte di Legno: è stata infatti la meta delle vacanze estive quando era al servizio della Segreteria di Stato, dal 1923 al 1954. La memoria vivente di quei momenti è mons. Enrico Tosi, originario di Edolo, 96 anni il prossimo mese, curato a Ponte di Legno dal 1946 al 1964. Lui ha un ricordo nitido «della disponibilità e distinzione» del Montini villeggiante e dei suoi ospiti come Aldo Moro e Vittorio Bachelet che trascorrevano con lui lunghi tratti delle vacanze dalignesi.
In corrispondenza del periodo in cui mons. Tosi fu curato a Ponte di Legno «Montini trascorreva di solito 10-15 giorni di vacanza in paese: il registro delle messe riporta ancora le note in cui dichiarava la propria presenza in parrocchia. In un primo tempo alloggiava in canonica, poi presso il fratello Lodovico che a Ponte di Legno aveva una villetta». Divenuto cardinale, le presenze di Montini «si limitarono a una visita rapida».
Ponte di Legno era luogo di incontri: «Lì — ricorda mons. Tosi — lo raggiungeva padre Bevilacqua, con il quale poi facevano viaggi in Svizzera e Germania, a visitare i monasteri benedettini. A Ponte di Legno lo raggiungevano anche amici come Aldo Moro e Vittorio Bachelet. Ricordo che Moro veniva tutte le mattine in parrocchia verso le 9.30 per ricevere la comunione».
In villeggiatura Montini strinse rapporti di amicizia con don Giovanni Antonioli, il parroco: «Montini lo volle come predicatore nella Grande missione nella diocesi di Milano».
E poi ci sono i ricordi personali di mons. Tosi: «Per me sono indimenticabili la proprietà, la distinzione di Montini, la sua disponibilità a portarsi in confessionale dopo la messa». Tosi fin da allora fu colpito dalla «umiltà e semplicità di Montini, soprattutto con i poveri. Quando si fermava ad aiutare un povero, a dargli l’elemosina, si toglieva il basco in segno di rispetto. Diceva che la carità fatta al povero è una carità fatta a Cristo».
E poi la sua incrollabile fedeltà alla Chiesa: «Ricordo che, sapendo del suo prossimo arrivo, gli facemmo trovare in sacrestia una dalmatica, un paramento allora piuttosto inusuale. Lui, quando la vide, ci chiese con molta delicatezza: “Ne avete il permesso?”. Colui che da Papa rinnovò profondamente la liturgia era insomma rispettosissimo della tradizione». I contatti fra Tosi e Montini, ormai divenuto Paolo VI, non si fermano a Ponte di Legno. «Da direttore spirituale del seminario ho iniziato a scendere a Roma con i preti novelli e le loro famiglie. Ci riceveva sempre, in udienza privata. L’ultima volta andammo nel giugno del 1978, pochi mesi prima che morisse: salimmo sul palco del salone Nervi per la foto. Lui camminava a fatica e mi chiese di dargli il braccio e di accompagnarlo fino all’auto nel piazzale. E ancora mi chiese di Ponte di Legno e di don Antonioli».
Mons. Tosi non ha dubbi sul «profumo di santità» che aleggiava attorno a Montini: «Aveva una spiritualità, una distinzione nel modo di vivere e di celebrare... Celebrava senza affettazione ma con una grandissima delicatezza. Per me già allora era l’uomo eccezionale. L’uomo santo».