Acqua pubblica: tempo di confronti
La multiutility sarà estromessa dalla gestione del ciclo idrico. Del Bono: rispetterò l’esito
Tornare alla gestione pubblica è possibile. Anche se nel Bresciano il ciclo idrico nel 40 per cento dei comuni è amministrato da A2A. Ne è convinto il professor Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale all’Università Federico II di Napoli, che alcuni anni fa lavorò come consulente per il Comune di Parigi, dove ha applicato il modello napoletano: “Acqua Bene Comune” inventato a Napoli è stato adottato nella capitale francese, pur con le dovute differenze; Veolia (la società privata che gestiva il ciclo idrico) venne liquidata, ma si trovò un accordo e così Parigi tornò alla gestione pubblica.
Qualche giorno fa la Provincia di Brescia ha votato una modifica del Bilancio, aggiungendo 500 mila euro al milione già stanziato per il referendum del 18 novembre. Formalmente, la consultazione non sarà vincolante, ma nei fatti l’esito avrà serie conseguenze politiche e amministrative sulla gestione del ciclo idrico.
Se vincono i «sì», verrà congelato il cammino che dall’ottobre 2016 aveva tracciato la strada per far entrare un privato (pari al 40%) nella società unica di gestione, ossia «Acque bresciane». Il legislatore aveva deciso che un solo organismo dovesse gestire l’intero ciclo idrico di una provincia: si poteva scegliere tra società pubblica, privata o mista. L’assemblea provinciale dei sindaci votò a favore di quest’ultima proposta, visto il peso di A2A nella compagine bresciana e il numero di concessioni in essere.
Le discussioni furono accese: la maggior parte degli amministratori consideravano la società mista come l’unica strada percorribile, mentre diversi sindaci – pur minoritari – continuavano a ripetere che l’ingresso del privato (per il 40%) avrebbe alterato gli equilibri nella gestione di una risorsa considerata essenziale come l’acqua.
Con il passare dei mesi il dibattito non si è sopito: il Movimento 5 stelle e la sinistra hanno continuato a prendere posizione nette. Ma a livello amministrativo della Provincia – luogo chiave per il processo normativo del ciclo idrico – i grillini non hanno consiglieri. E le prese di posizione più importanti sono state quelle di Marco Apostoli, consigliere della lista «Bene comune», e degli esponenti della Lega Nord. La petizione per un referendum provinciale è cresciuta, spinta dalla richiesta inoltrata al Broletto da 55 sindaci.
Così, il presidente Pierluigi Mottinelli ha poi dato il via alla consultazione, approvata dal consiglio del Broletto. Poi, il 12 ottobre scorso, anche la direzione provinciale del Partito democratico ha rotto gli indugi, schierandosi con un documento a favore di una gestione 100% pubblica del ciclo idrico, che escluda i privati. È questo il tema oggetto del referendum del 18 novembre. Giorno in cui i cittadini troveranno sulla scheda questa domanda: «Volete voi che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?». Se vincono i «sì», come previsto, non ci sarà alcuna gara. E il privato non entrerà nella società unica del ciclo idrico, ossia Acque bresciane. Che succederà quindi alle concessioni in mano ad A2A? Nell’immediato probabilmente nulla. Poi, mano a mano che la concessione andrà a concludersi, i comuni entreranno in Acque bresciane. Che subentrerà nella gestione, lasciando i privati fuori dal ciclo idrico. Il tema ha trovato l’appoggio di diversi sindaci, di sacerdoti come don Fabio Corazzina e naturalmente del Comitato referendario che si batte per l’acqua pubblica dai tempi del referendum nazionale del 12-13 giugno 2011, quando i “sì” raggiunsero il 95%. Ad appoggiare il referendum del 18 novembre c’è la Cgil, ma anche l’Associazione Medici per l’Ambiente di Brescia, che invita a votare «sì» non dimenticando che «l’acqua è un bene critico per disponibilità» e che in futuro sarà «sempre più scarsa».
Ma la scelta più rilevante, forse, è quella fatta da Emilio Del Bono: in campagna elettorale, il sindaco di Brescia si è impegnato a rispettare l’esito del voto referendario. Già, perché dopo la consultazione, l’assemblea provinciale dei sindaci sarà chiamata a ratificare quanto espresso dai cittadini. E se le previsioni confermeranno la vittoria dei «sì», l’assemblea degli amministratori dovrà votare per superare la società pubblicoprivata del ciclo idrico. (m.tr.)