«Arte, non politica Il suo posto è piazza Vittoria»
«La mia posizione? quella di quattro anni fa, quando esponemmo il Bigio in miniatura dello scultore Stefano Bombardieri. Novantanove esemplari, accompagnati da un piccolo libretto, un bigino appunto, sulla storia del Bigio». Così Daniele Colossi, storico gallerista alla guida della galleria omonima in Corsia del Gambero, in pieno centro storico. Il bigino in miniatura, 40 centimetri di altezza, meno imponente della statua da 7 metri, ebbe anche un discreto successo commerciale.
Daniele Colossi, ci aiuti a capire l’operazione Bigio in miniatura. «Già allora il dibattito imperversava e noi facemmo un tentativo per alleggerire la discussione ed evitare di drammatizzare troppo il piano del confronto. Personalmente non credo che la discussione sul Bigio debba essere troppo politicizzata». Un po’ politica la discussione lo è inevitabilmente, però. «Se è così la statua la lasciamo dove si trova, in magazzino. Ma se non è politica il piano del discorso cambia». E lei su che piano preferisce stare? «Io sarei per il riposizionamento della statua là dove si trovava, cioè in piazza della Vittoria. Sarebbe una soluzione architettonica adeguata che ridarebbe senso compiuto al tutto. Ovviamente non è che la mettiamo ed è finita lì». Cioè? «Metterei anche una scritta di carattere esplicativo, non tanto sulla storia della statua, quanto a ricordo. Qualcosa del tipo: ‘A ricordo delle vittime e di chi ha sofferto a causa della dittatura fascista’. Qualcosa del genere, insomma, per sottolineare che la statua ritorna ma non si dimentica. E così avremmo anche un completamento architettonico con monito annesso». L’idea di portare la statua in un museo non le sembra un buon compromesso? «Mi sembra un compromesso senza senso. Stiamo parlando di arte o politica? Se è arte la facciamo tornare in piazza, con tutti gli accorgimenti del caso, se è politica la lasciamo dove si trova in questo momento».
Nel frattempo, in attesa che il Bigio a grandezza naturale trovi collocazione, gli estimatori della statua del Dazzi devono accontentarsi del Bigino da 40 centimetri. Fu venduto in 99 esemplari a 1.000 euro ognuno. L’artista autore dell’operazione, Stefano Bombardieri, qualche Biennale di Venezia alle spalle, allora sgombrò il campo da furbate di carattere politico: «L’esatto contrario — disse —. serve a ridimensionare i toni francamente sproporzionati del dibattito sul Bigio grande». ( t.b.)
"L’idea proposta di mettere la statua di Dazzi in un museo mi sembra un compromesso che non ha alcun senso
Metterei anche una scritta esplicativa: a ricordo delle vittime e di chi ha sofferto a causa della dittatura fascista