L'ARTE a SCATTI
Da Dalì a Warhol i fotografi raccontano gli artisti al Macof
Con il tratto saturnino imbevuto di ombre, nel suo attico romano pieno di amuleti, tessuti damascati e con le tende perennemente chiuse, il metafisico Giorgio De Chirico dipingeva muse inquietanti: c’è una sua foto stravaccato in casa, dietro un manichino, e un’altra a una cena mondana con un completo bianco inamidato e una coppa di Champagne sul tavolo.
Caschetto biondo spettinato con finta negligenza e dolcevita ideologico, il semi-dio del Pop Andy Warhol ha una trombetta in bocca: Santi Visalli l’ha fotografato in un ristorante di New York con Alberto Sordi, era il Capodanno del 1986, e poi su un divano mentre fissa i collant di Nico, la sua musa o+ssigenata. Poi ci sono un Botero insospettabilmente magro davanti a due statue obese, Christo che impacchetta il Corriere della sera, Dalì con i suoi sacri baffi nel servizio che uscì sul Mondo e Lucio Fontana con un taglierino in mano.
I fotografi hanno cercato l’ispirazione negli atelier, alle vernici, alle feste e alle Biennali sessantottine, tra secchi di vernice e bottiglie di gin: i loro scatti dietro le quinte dell’arte sono al Macof, il museo della fotografia nell’ex tribunale. Da Kounellis che tiene una candela in bocca (Claudio Abate) a Yoko Ono accovacciata tra gatti siamesi (Fabrizio Garghetti) la — strepitosa — mostra Fotografare l’arte — I protagonisti (a cura di Tatiana Agliani, Renato Corsini e Albando Morandi; la vernice sabato alle 19) racconta le relazioni pericolose tra i grandi autori della pellicola e i pittori, i performer, gli scultori.
Da una sala all’altra dell’ex tribunale, ci sono gli scatti per le copertine di riviste e settimanali, la vita intima degli artisti, le fotografie che ne interCresci pretano i lavori, i documenti delle performance e le immagini-reliquia della Biennale di Venezia del 1968. «Abbiamo voluto mostrare come diversi autori della fotografia hanno raccontato in modo diverso l’arte» dice Corsini, che ha portato al Macof la sua personale collezione e quella di Massimo Minini. Tra le foto di a Pistoletto (in mostra anche un’opera autografa dell’artista) Garolla che mette in posa Morandi tra le nature morte e Ugo Mulas e Gianni Berengo Gardin tra le provocazioni della Biennale, c’è Marina Abramovic su una sedia dell’atrio del Moma di New York, nel 2010: gli scatti che Marco Anelli, il suo ritrattista ufficiale, ha fatto alla sua storica performance arrivano per la prima volta in Italia con le proiezioni delle migliaia di ritratti fatti all’artista e al pubblico. E alla fine della mostra, Giovanni Fontana e Julien Bleine saranno al Mo.Ca. per rendere onore e grazie a Sarenco con due performance.