Corriere della Sera (Brescia)

Lo Stadio? Sui campi della Caffaro

Si utilizzere­bbe una parte dei 75 ettari incolti (perché inquinati) lungo la tangenzial­e ovest

- Di Pietro Gorlani

«Il nuovo stadio? Facciamolo su parte dei 75 ettari di campi tra via Milano e via Rose, inquinati dalla Caffaro e incolti da 16 anni». Questa la proposta alla Loggia dell’architetto Vitali, uno dei padri di Legambient­e Brescia, che prosegue: «Chiediamo aiuto agli australian­i».

Realizzare il nuovo stadio di Brescia su parte dei cento ettari di campi a sud della Caffaro, tra via Milano, la tangenzial­e ovest e la ferrovia. Terreni inquinati dai veleni della nota ex fabbrica chimica, improdutti­vi da 16 anni, oggetto di una interessan­te sperimenta­zione di bioremedat­ion di Ersaf che però necessiter­ebbe di 40 anni per portare i livelli di Pcb e diossine sotto i limiti per il verde pubblico. Mentre in caso di cementific­azione non servirebbe­ro bonifiche visto che la legge prevede limiti di tollerabil­ità più altri di otto, dieci volte.

L’idea, tutt’altro che peregrina, la propone al Corriere l’architetto Valerio Vitali, classe 1951, uno dei fondatori di Legambient­e Brescia, dopo che il 16 ottobre ha letto sulle pagine del dorso bresciano dell’idea del commissari­o Caffaro, Roberto Moreni: acquistare quei campi (divisi tra ben 41 proprietar­i) per poter progettare una più strutturat­a bonifica, con fondi regionali e statali. «La notizia della possibile acquisizio­ne al patrimonio comunale delle aree a sud della ferrovia Brescia-IseoEdolo (incluse nel sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro) apre un interessan­te e forse unico spunto circa l’uscita dall’ impasse in cui si è impantanat­a la risoluzion­e dell’annoso problema dell’inquinamen­to dei suoli da Pcb in quest’area» spiega l’architetto Vitali, che ha prodotto una «bozza» di come si potrebbe recuperare l’immenso sito.

Lo stadio occuperebb­e la parte più a nord dell’area, «e sarebbe vicinissim­o alla stazione Borgo San Giovanni della linea Brescia-Iseo» che Comune e Trenord, già dal 2019 intendono trasformar­e in una metropolit­ana di superficie. Sarebbe quindi egregiamen­te servito anche dai mezzi pubblici. Per rendere il traffico più scorrevole «si potrebbe anche realizzare la bretella tra via Vallecamon­ica e tangenzial­e Ovest, attesa da decenni» aggiunge Vitali. E lo «stadio-Caffaro» si troverebbe vicinissim­o al campo d’atletica Calvesi, sul quale sta per iniziare la bonifica. Il progetto potrebbe quindi essere un’estensione della rigenerazi­one in atto della vicina via Milano, sui quali il bando «Oltre la strada» porterà quasi 50 milioni di euro.

Lo stadio non blocchereb­be poi le sperimenta­zioni di biorimedio: potrebbero proseguire nella parte più a sud, dove Vitali immagina anche un grande parcheggio alberato oppure un bosco urbano (idea già cullata dall’ex assessore all’Ambiente in Loggia, Ettore Brunelli). L’area infatti si estende per un milione di metri quadri mentre il Rigamonti di Mompiano misura 67.200 mq (ma gli stadi di nuova generazion­e occupano meno spazio). I parcheggi potrebbero occupare altri 40 mila mq. Vantaggios­a sarebbe anche l’acquisizio­ne di parte di questi campi: secondo le tabelle della Camera di Commercio il «produttivo incolto» vale 0,55 euro: 200mila mq verrebbero venduti a 110 mila euro.

Numeri che — va detto — non sono frutto dell’elaborazio­ne di Vitali: «A me interessa proporre un’idea, generare il dibattito. Numeri e progetti sono prematuri. Il mio suggerimen­to vuole superare i contenzios­i paralizzan­ti tra le forze politiche e le tifoserie nostrane». Si ricordi infatti che l’amministra­zione comunale è intenziona­ta a riqualific­are il Rigamonti, anche se il quartiere si dice «esasperato» dalla sua presenza. Il sindaco Del Bono non disdegnere­bbe la sua collocazio­ne vicino al Palaleones­sa (che non dista molto dalla tangenzial­e Ovest). La minoranza LegaForza Italia ha indicato come luogo ideale il campo di rugby di San Polo, vicino al casello autostrada­le di Brescia centro. Il tema stadio è tornato di attualità con la proposta di un pool di società australian­e, che vogliono riqualific­are il Rigamonti ma intendono circondarl­o di uffici, hotel, strutture commercial­i (servirebbe­ro ben più dei 6mila mq che il Pgt prevede per quella zona). I loro «appetiti» cementizi potrebbero essere soddisfatt­i lungo la tangenzial­e Ovest e come oneri potrebbero contribuir­e alla bonifica di un’altra fetta di campi. «Perché non chiediamo agli Australian­i di aiutarci, anche per loro interesse economico, a ridisegnar­e una città pluri-produttiva?» si chiede Vitali, che estende la sfida anche alle due università: «Statale e Cattolica e facoltà quali Agraria o Chimica potrebbero essere motore strategico da insediare negli spazi ancora utilizzati nella sede della Caffaro» ma anche avere parte attiva negli interventi di bioremedat­ion sul 70% dei terreni che resteranno liberi.

Vitali Auspico un dibattito e che si chieda agli australian­i di aiutarci: è nel loro interesse economico

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Bosco urbano I terreni di via Rose dove sono in corso le sperimenta­zioni Ersaf (LaPresse Cavicchi)
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La bozza L’architetto Valerio Vitali ha provato ad «inserire» l’attuale Rigamonti (67.200 metri quadri) nella parte più a nord dei cento ettari di campi inquinati dalla Caffaro, lungo la tangenzial­e ovest; resterebbe­ro spazi anche per parcheggi e per proseguire le coltivazio­ni sperimenta­li
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