Poliambulanza e Università statale: prove di dialogo
Imedici specializzandi? Non si esclude che, in futuro, vengano inseriti in Poliambulanza per dei periodi di tirocinio. La formazione dei medici in una struttura privata non è una novità assoluta, ma nei prossimi anni potrebbe avere più rilevanza di oggi. Di questa possibilità si parlerà mercoledì in Ateneo. Un incontro a porte chiuse: da una parte il direttore generale della fondazione ospedaliera, Alessandro Triboldi, dall’altra il rettore dell’Università di Brescia Maurizio Tira. Convinto che, oggi più che mai, serva un «tavolo» per interloquire con tutte le strutture sanitarie pubbliche e private. «Ciò che ci interessa è tenere il passo con la ricerca». Un vantaggio, secondo il rettore, che ha un riflesso diretto sulla cura dei pazienti: farmaci e soluzioni innovative arrivano «dalla ricerca». Il Civile infatti è un ospedale universitario e tale rimarrà. Il professor Tira, impegnato nella riscrittura della convenzione tra l’Ateneo e l’Asst, chiarisce che «noi non abbandoniamo gli Spedali Civili. Sia chiaro – dice – noi rimaniamo in convenzione con l’Asst. E il Civile rimane il nostro primo partner». La gerarchia di rapporti è chiara, ma si apre uno spazio di formazione non solo in altre strutture pubbliche – per esempio l’ospedale di Chiari, come negli anni scorsi – ma anche nei privati (oltre al caso già esistente della Città di Brescia). «Le valutazioni sono aperte» è il commento di Tira. «Quello di mercoledì sarà un incontro di carattere conoscitivo nell’ottica di una collaborazione – dice il direttore di Poliambulanza –. L’obiettivo è migliorare il servizio ai pazienti e questo coinvolge l’Università degli studi di Brescia e la possibilità di inserire degli specializzandi». Un cambiamento importante, visto che negli anni passati la quasi totalità dei medici in formazione ruotava nelle corsie del Civile. Una forza-lavoro giovane e motivata, che continua a dare un contributo importante alla cura dei pazienti. E alla quale tutti sono interessati. Ma la volontà di allargare la formazione degli specializzandi si lega all’idea di dare loro «una maggiore responsabilità, soprattutto gli ultimi anni» è l’auspicio del rettore. Mercoledì non si parlerà solo di medici in formazione, ma forse anche di ricerca. Al rettore dell’Università di Brescia interessa capire qual è il programma di sviluppo della sanità del futuro. Poliambulanza ha un centro di ricerca sulle staminali, l’Università di Brescia ha, tra gli altri, un importantissimo laboratorio di cito-genetica. Ma poi ci sono tutti gli studi dell’Ateneo di viale Europa sull’invecchiamento della popolazione e l’uso dei farmaci (se ne è parlato ieri, in un convegno a Brescia), il ruolo della geriatria. E il tema delle cure palliative che un domani potrebbero diventare oggetto di studio accademico. (m.tr.)