La vera voce di Lady Gaga
Da giovedì l’Arlecchino programmerà solo film in lingua originale «Rispondiamo alle esigenze di una città sempre più internazionale»
La bella notizia è che l’unica monosala di cinema rimasta in quella che era la piccola Broadway, l’Arlecchino, via San Pietro all’Orto, ha deciso di trasformarsi in sala esclusiva per film in versione originale (coi sottotitoli). Un’esigenza, quella di sentire il film come è nato e si è espresso, che si è fatta in questi anni sempre più vasta, per l’afflusso turistico importante e perché cresce il numero di coloro che si sono accorti che vedere un film in originale, con la vera voce, sincronia e ritmo vocale giusti, è un’altra cosa, anche perché il doppiaggio è molto decaduto. C’erano stati tentativi in questa direzione: per anni fu l’Angelicum a offrire ciclicamente i film in originale, poi ci fu una rassegna settimanale in alcune sale, oggi l’Anteo propone in certi orari i film in originale. Ma il debutto di una confortevole sala centrale, tra Duomo e san Babila, di 217 poltrone larghe 60 cm., gestita da Tomaso Quilleri, erede di una famiglia sposata da sempre col cinema è quello che una certa Milano cosmopolita, universitaria, cinefila, desiderava. «La sigla v.o. risponde all’esigenza di una città moderna, dinamica e internazionale», dice Quilleri «con un palinsesto modulato e flessibile, ed è una scelta obbligata delle monosale per essere competitive».
L’Arlecchino, aperto nell’ottobre 1948 (con Rita Hayworth in «Follie di New York»), fornito di bar e mascherine, ha preso il nome da una maschera in mosaico di Lucio Fontana sistemata sul soffitto dell’atrio d’ingresso e sempre di Fontana era il festone di 12 metri sottostante lo schermo, la cui policromia era evidenziata da vernici speciali e illuminazione della sala: le due opere ora sono in luogo sicuro ma i panelli e la vetrofania di Piero Fornasetti sono rimasti anche dopo la ristrutturazione del 2000 che ha dotato il cinema di proiettore digitale 2K, dolby 750 con audio digitale 5.1, e schermo di 9x4. L’Arlecchino ha sempre avuto vocazione d’essai (Chaplin, Mizoguchi, Lang, Lattuada, Fellini…) perché per lo standard d’una volta era piccola, solo 300 posti, e la sala viene raccontata dai libri con arabescata moquette e poltrone degne di un treno express internazionale.
Ora si chiamerà «Arlecchino film in lingua» e da giovedì 15 novembre propone due film al giorno a orari alternati, scelti fra uscite di stagione. E gli orari si adeguano a nuovi ritmi di vita: inizio alle 13 (5 euro) mentre l’ultimo spettacolo è alle 21.15, essendo quello delle 22.30 completamente in disuso. Ogni settimana cambia la programmazione, eccetto casi di grandi successi e quindi a grande richiesta si replica, come si diceva una volta in teatro. Il 15 apertura eccezionale con quattro film, solo in quella giornata, e ingresso a 3 euro: in programma «The children act» di Richard Eyre (ore 13), «On Chesil beach» di Dominic Cook (15.15), «A star is born» di Bradley Cooper (18.15) e l’elettrizzante giallo «Widows» di Steve Mc Queen (21.15). Dal 16 al 21 novembre si prosegue con i due film nuovi di Cook e McQueen in quattro spettacoli giornalieri (13, 15.15, 18.15 e 21.15) e biglietti a costo differenziato rispetto al giorno e all’orario, come nelle migliori capitali europee.