Memorie, vertigini e smarrimento Se l’arte va oltre i (labili) confini
Sbavature iconoclaste, tremori, paesaggi lisergici, messaggi ermetici e una tensione che evade la cornice: «Verrà un tempo in cui il quadro non basterà più: la sua immobilità sarà un anacronismo nel movimento vertiginoso della vita umana» (cit. Umberto Boccioni). Qualche minuto dopo questa profezia, era il 1911, l’arte ha iniziato a «muoversi» nello spazio e a infrangere le regole con messaggi poetici e impopolari, provocazioni, esercizi visionari e segni utopici.
Con la sua tensione ad andare oltre il limite, superandolo attraverso l’immaginazione, la mostra Over the edge, allestita da Gare82, in città (fino al 22 dicembre), prende spunto dalle avanguardie del Novecento, e soprattutto dal Surrealismo. Seppur con tecniche e linguaggi diversi, le opere di Silvia Beltrami, Anna Caruso, Debora Garritani e Milena Sgambato — gli artisti esposti — valicano ogni confine dello spazio e del tempo. La prospettiva dei collage di Beltrami provoca vertigini e smarrimento e infonde un duplice movimento alle figure. Nelle opere di Caruso affiorano memorie autobiografiche sospese in un tempo vacuo e indefinito: l’artista mette in luce i meccanismi che annebbiano la memoria. Lo scorrere del tempo e la caducità sono l’ossessione anche di Garritani: nelle sue fotografie l’esibizionis mo del selfie convive con gli emblemi della vanitas seicentesca. Il dualismo uomotecnologia è al centro del lavoro di Sgambato, dove tuttavia il superamento del limite — reale e virtuale — va inteso in modo negativo: si allude alla crisi esistenziale provocata dall’abuso della tecnica.