Corriere della Sera (Brescia)

I Maneskin e Il ballo della vita al Gran Morato

In scena questa sera al Gran teatro Morato con i pezzi del disco d’esordio «Il ballo della vita»

- A. Car.

Sono figli dell’era dei talent, già. Ma sono immediati e acerbi come una band indie inglese dei primi ’00. In qualche modo dobbiamo ringraziar­e X-Factor per aver portato alla ribalta mainstream, con il solito ritardo italiano, un modo di fare musica, un’attitudine che nel Bel Paese degli interpreti e delle grandi voci non abbiamo mai preso fino in fondo con serietà. I Måneskin potrebbero benissimo essere quattro teensagers mancuniani con una sala prove in un vecchio scantinato di Ancoats: riferiment­i chiari in testa, voglia di giocare con l’estetica, fiducia totale nelle loro canzoni. «La musica è un lavoro, come fare l’impiegato o il calciatore e va trattata con rispetto — ha spiegato Damiano David, frontman della formazione romana, in un’intervista al Corriere della Sera — Un lavoro che porta risultati, noi ne siamo l’esempio. E siamo sfrontati proprio perché abbiamo faticato». Stasera sul palcosceni­co del Gran Teatro Morato di via San Zeno 168, in città, i Måneskin presentano i pezzi del loro disco d’esordio «Il ballo della vita», uscito a fine ottobre (Inizio concerto alle 21.30. Biglietti esauriti. Info: www.granteatro­morato.com). Dodici tracce, incluso il singolo «Morirò da re» pubblicato in marzo e premiato con un doppio disco di platino, «sul coraggio di essere sé stessi — continua Damiano —. Per rappresent­are bellezza, gioia, passione e libertà di scelta ed espression­e». «Torna a casa», singolo settembrin­o servito per il lancio dell’lp, è una sorta di ode alla musica, alla creatività, balzata subito in vetta alle classifich­e di Spotify. In questo primo capitolo discografi­co («con un titolo dedicato al ballo che è quella cosa che fa uscire la parte spontanea delle persone», aggiungono i ragazzi) coesistono testi in italiano e in inglese, e molti generi diversi: funk, rap, pop, rock, gypsy. Addirittur­a la trap «in un brano riportato al nostro mondo — continua Damiano — Non volevamo fare una scelta di mercato, il disco è nato “di pancia”, senza strategie, ma siamo figli di questa generazion­e». Il 10 novembre ha preso il via il tour – già con moltissimi sold out ol(completata tre a quello di Brescia – che nei primi mesi del 2019 espatrierà per qualche data oltre confine. Dopo il secondo posto nell’undicesima edizione del programma Sky la vita di questi quattro ventenni è decisament­e cambiata: il gruppo ha scalato le top ten con il primo inedito «Chosen», certificat­o disco di platino, che ha raggiunto milioni di streaming e di visualizza­zioni su Vevo e Youtube. In un anno, oltre all’album d’esordio, la formazione da Victoria De Angelis al basso, Ethan Torchio alla batteria e dal chitarrist­a Thomas Raggi) è riuscita a sbarcare anche nelle sale cinematogr­afiche con «This is Måneskin», «un film che abbiamo girato noi stessi — specifica Damiano — e che non celebra la nostra carriera, perché sarebbe ridicolo, ma racconta piuttosto come è nato il disco, tra liti e idee che ci venivano alle tre del mattino». Un documentar­io su un sogno che ora sta iniziando a camminare con le proprie gambe. Tra le emozioni e la pressione del successo.

"David La musica è come un lavoro, è come fare l’impiegato o fare il calciatore

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Maneskin Damiano David (al centro), Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio (a destra)

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