Acque bresciane, sfida miliardaria
Il gestore unico della provincia già ora investe per ogni abitante 48 euro in nuovi impianti
Per ogni abitante Acque bresciane investe 48 euro in nuovi impianti. Tanto, ma il gestore unico della provincia non intende fermarsi: nei prossimi 30 anni conta di fare investimenti per 1,4 miliardi, studiando anche la composizione societaria.
"Delbarba Potremo diventare uno dei primi 5-6 operatori idrici nazionali
Tra tubi e depuratori, si assiste ovunque ad un’accelerazione degli investimenti. Non è da meno «Acque bresciane», il gestore unico della provincia che per ogni abitante impegna 48 euro l’anno in nuovi impianti. È quasi il 50% in più del valore medio delle società del Nord Italia, ferme a 33 euro. Nel triennio 2016-19 il monte complessivo degli investimenti è di 58 milioni, di cui 36 per il più ostico settore di fognatura e depurazione, mentre gli altri 22 servono per ridurre le perdite idriche dell’acquedotto. La società, nata dal conferimento dei rami d’azienda di Aob2, Sirmione Servizi e Garda Uno, sta dando forma a 16 progetti infrastrutturali. In qualità di gestore ha avviato diversi investimenti, ma i più significativi sono tre: l’ampliamento del depuratore di Paratico a servizio del Sebino (8 milioni), stesso discorso per l’impianto di Palazzolo sull’Oglio (opera da 2,8 milioni) e, infine, l’ampliamento del depuratore di Flero da 1,4 milioni. La provincia, che vede una cronica carenza di servizi per i mancati investimenti del passato, spinge Acque bresciane a intervenire in diversi comuni: succede così per fognatura e depurazione anche a Rovato, Villachiara, Borgo San Giacomo e, più in generale, sul lago d’Iseo per tre milioni di euro. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Bilancio di sostenibilità 2017 di «Acque bresciane», presentato per la prima volta ieri dal presidente Gianluca Delbarba. È lui a guidare la società che è nata nel 2016, ma è diventa operativa nel maggio 2017. Prima 55 comuni, poi quest’anno (grazie all’ingresso di Garda Uno) 80 enti locali che sono diventati quasi novanta a fine 2018. E saliranno ancora, visto che una ventina di «gestioni provvisorie» vanno a concludersi l’anno prossimo. «Quando avrà raggiunto l’intera copertura provinciale – spiega Delbarba – Acque bresciane sarà uno dei primi 5-6 operatori idrici nazionali». La crescita è nel Dna e nei compiti della concessione. Resta da capire se gli investimenti si faranno con l’ingresso di un privato o con una partecipazione 100% pubblica. Oggi, Acque bresciane parte «con un patrimonio di 58 milioni e con soci interamente pubblici che non hanno la disponibilità di ulteriori conferimenti patrimoniali in denaro o impianti, perciò – sostiene Delbarba – Acque bresciane ha davanti a sé una sfida di investimenti da 1,4 miliardi» da qui al 2046. Ad oggi la società, che è 100% pubblica, sta facendo investimenti: perché quel piano trentennale sarebbe irrealizzabile? «Il tema è complesso. Su un orizzonte infinito – dice il manager di Acque bresciane – si può pensare di realizzare, piano piano, tutte le opere che sono contenute nel piano da 1,4 miliardi, ma è altrettanto evidente un altro aspetto: se qualcuno dovesse creare le condizioni
perché il patrimonio della società e anche la sua liquidità (e quindi la capacità di contrarre debito) venisse ulteriormente incrementata, questo potrebbe produrre un’accelerazione nel raggiungimento effettivo di tutti gli obiettivi di investimento».
È il tempo il fattore che secondo Delbarba dovrebbe consigliare di prediligere il sistema misto pubblico-privato, capace di offrire più garanzie per gli investimenti.
Ma il presidente del Cda sa che decideranno la politica e gli amministratori. Il suo compito è continuare a gestire al meglio la società, sapendo che la sostenibilità deve coniugarsi con efficienza ed efficacia.
Ridurre le perdite idriche, ad esempio, è una necessità che rientra nella difesa e valorizzazione dell’acqua che è
parte della mission della società. Ci sono 87 comuni da servire, 2.200 chilometri di tubi da mantenere (3.500 km con l’ingresso di Garda Uno), 129 mila utenti a cui fornire un servizio. Una rete fognaria da implementare e 48 impianti da gestire, 111 pozzi da monitorare, 93 sorgenti d’acqua.
Nel 2017 Acque bresciane ha fatturato 70 milioni e reinvestito il 6,7% del valore aggiunto netto generato. Intorno alla società lavorano 241 dipendenti. E uno degli obiettivi è coinvolgere sempre di più le giovani generazioni: non a caso, sono mille gli studenti che tra maggio e dicembre dell’anno scorso hanno seguito corsi educativi sul valore dell’oro blu. Un impegno che la società sta cercando di incrementare sempre più.