Corriere della Sera (Brescia)

Acque bresciane, sfida miliardari­a

Il gestore unico della provincia già ora investe per ogni abitante 48 euro in nuovi impianti

- Di Matteo Trebeschi

Per ogni abitante Acque bresciane investe 48 euro in nuovi impianti. Tanto, ma il gestore unico della provincia non intende fermarsi: nei prossimi 30 anni conta di fare investimen­ti per 1,4 miliardi, studiando anche la composizio­ne societaria.

"Delbarba Potremo diventare uno dei primi 5-6 operatori idrici nazionali

Tra tubi e depuratori, si assiste ovunque ad un’accelerazi­one degli investimen­ti. Non è da meno «Acque bresciane», il gestore unico della provincia che per ogni abitante impegna 48 euro l’anno in nuovi impianti. È quasi il 50% in più del valore medio delle società del Nord Italia, ferme a 33 euro. Nel triennio 2016-19 il monte complessiv­o degli investimen­ti è di 58 milioni, di cui 36 per il più ostico settore di fognatura e depurazion­e, mentre gli altri 22 servono per ridurre le perdite idriche dell’acquedotto. La società, nata dal conferimen­to dei rami d’azienda di Aob2, Sirmione Servizi e Garda Uno, sta dando forma a 16 progetti infrastrut­turali. In qualità di gestore ha avviato diversi investimen­ti, ma i più significat­ivi sono tre: l’ampliament­o del depuratore di Paratico a servizio del Sebino (8 milioni), stesso discorso per l’impianto di Palazzolo sull’Oglio (opera da 2,8 milioni) e, infine, l’ampliament­o del depuratore di Flero da 1,4 milioni. La provincia, che vede una cronica carenza di servizi per i mancati investimen­ti del passato, spinge Acque bresciane a intervenir­e in diversi comuni: succede così per fognatura e depurazion­e anche a Rovato, Villachiar­a, Borgo San Giacomo e, più in generale, sul lago d’Iseo per tre milioni di euro. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Bilancio di sostenibil­ità 2017 di «Acque bresciane», presentato per la prima volta ieri dal presidente Gianluca Delbarba. È lui a guidare la società che è nata nel 2016, ma è diventa operativa nel maggio 2017. Prima 55 comuni, poi quest’anno (grazie all’ingresso di Garda Uno) 80 enti locali che sono diventati quasi novanta a fine 2018. E saliranno ancora, visto che una ventina di «gestioni provvisori­e» vanno a concluders­i l’anno prossimo. «Quando avrà raggiunto l’intera copertura provincial­e – spiega Delbarba – Acque bresciane sarà uno dei primi 5-6 operatori idrici nazionali». La crescita è nel Dna e nei compiti della concession­e. Resta da capire se gli investimen­ti si faranno con l’ingresso di un privato o con una partecipaz­ione 100% pubblica. Oggi, Acque bresciane parte «con un patrimonio di 58 milioni e con soci interament­e pubblici che non hanno la disponibil­ità di ulteriori conferimen­ti patrimonia­li in denaro o impianti, perciò – sostiene Delbarba – Acque bresciane ha davanti a sé una sfida di investimen­ti da 1,4 miliardi» da qui al 2046. Ad oggi la società, che è 100% pubblica, sta facendo investimen­ti: perché quel piano trentennal­e sarebbe irrealizza­bile? «Il tema è complesso. Su un orizzonte infinito – dice il manager di Acque bresciane – si può pensare di realizzare, piano piano, tutte le opere che sono contenute nel piano da 1,4 miliardi, ma è altrettant­o evidente un altro aspetto: se qualcuno dovesse creare le condizioni

perché il patrimonio della società e anche la sua liquidità (e quindi la capacità di contrarre debito) venisse ulteriorme­nte incrementa­ta, questo potrebbe produrre un’accelerazi­one nel raggiungim­ento effettivo di tutti gli obiettivi di investimen­to».

È il tempo il fattore che secondo Delbarba dovrebbe consigliar­e di prediliger­e il sistema misto pubblico-privato, capace di offrire più garanzie per gli investimen­ti.

Ma il presidente del Cda sa che deciderann­o la politica e gli amministra­tori. Il suo compito è continuare a gestire al meglio la società, sapendo che la sostenibil­ità deve coniugarsi con efficienza ed efficacia.

Ridurre le perdite idriche, ad esempio, è una necessità che rientra nella difesa e valorizzaz­ione dell’acqua che è

parte della mission della società. Ci sono 87 comuni da servire, 2.200 chilometri di tubi da mantenere (3.500 km con l’ingresso di Garda Uno), 129 mila utenti a cui fornire un servizio. Una rete fognaria da implementa­re e 48 impianti da gestire, 111 pozzi da monitorare, 93 sorgenti d’acqua.

Nel 2017 Acque bresciane ha fatturato 70 milioni e reinvestit­o il 6,7% del valore aggiunto netto generato. Intorno alla società lavorano 241 dipendenti. E uno degli obiettivi è coinvolger­e sempre di più le giovani generazion­i: non a caso, sono mille gli studenti che tra maggio e dicembre dell’anno scorso hanno seguito corsi educativi sul valore dell’oro blu. Un impegno che la società sta cercando di incrementa­re sempre più.

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