Renzi e gli scontri in città A processo il primo attivista
Le tensioni il 3 novembre 2014. In aula i teste del pm
Per completare i verbali di denuncia — oltre una ventina — si rivelarono importantissime anche le immagini immortalate dall’elicottero della polizia, oltre ai filmati realizzati dalla scientifica o dagli operatori media. Che quel giorno sorvolava i cieli della città (zona nord, in particolare), a «scortare» l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in visita alla Palazzoli — per l’assemblea di Aib — nel quartiere San Bartolomeo. In due occasioni il corteo dei manifestanti entrò in contatto con il cordone delle forze dell’ordine. Le tensioni, gli scontri, i contenimenti con scudi e manganelli. Di tre feriti il bilancio: un poliziotto con una spalla contusa, un carabiniere con una lesione alla mano, un attivista con il setto nasale rotto. Tra le contestazioni mosse dalla questura c’è la violazione delle prescrizioni, ma anche resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
In dibattimento (giudice Barbara Bonisolli) è comparso il primo degli antagonisti indagati — altri tre saranno in aula a febbraio, per uno scorporo dovuto alle indagini chiuse in tempi diversi. In aula, chiamato a deporre dal pubblico ministero Rosanna Rossetti, l’ex dirigente della Digos di Brescia (oggi a Padova) Giovanni De Stavola: meno di un’ora per ripercorrere le fasi di tensione di quella giornata. E per riconoscere l’imputato come uno dei ragazzi che avrebbe partecipato agli scontri.
Erano in quasi duecento, quattro anni fa, in corteo «anti-Renzi». Il primo scontro proprio nel momento in cui l’ex premier arrivò della Palazzoli: i manifestanti cercarono di intrufolarsi nelle linee della polizia in tenuta antisommossa al fine di raggiungere la tangenziale e bloccare poi l’uscita del presidente del Consiglio. Furono i carabinieri, a rispondere. Ne seguirono cori, volarono uova e fumogeni. Stesso copione o quasi poco dopo, in via Vittime d’Istria, con gli antagonisti che scattarono per raggiungere una strada che in realtà non era prevista con il percorso precedentemente accordato con la questura e la prefettura. Nel tentativo di riconquistare la testa del corteo, poliziotti e militari finirono spalle al muro di un palazzo e risposero con i manganelli.
Pausa. E di nuovo il corteo in marcia. Ancora in via Oberdan si registrarono attimi di tensione per arrivare (non ci riuscirono) in tangenziale e bloccare le auto blu. Funzionò invece la mediazione tra forze dell’ordine e manifestanti, in marcia a quel punto verso il centro storico. Renzi uscì da un ingresso di servizio della fabbrica: il biscione cantò vittoria, ma pare che in realtà anche questo passaggio fosse stato deciso da tempo. (m.rod.)