Un milione evaso con società fittizie: scattano i sigilli alla villa con piscina
Il pm: un risparmio illecito sulle imposte L’avvocato difensore, Scalvi: tutto corretto
Tredici vani, 368 metri quadrati, piscina. Categoria catastale A8: villa. A Desenzano del Garda è scattato il sequestro per equivalente, ai fini della confisca. La villa vale sui 700.000 euro, parte di quanto, secondo l’Agenzia delle Entrate e il Nucleo di polizia economico e finanziaria della Guardia di finanza di Bergamo, ha evaso Mario Chiappini, imprenditore di 59 anni, di Bergamo. Può utilizzarla, ma non venderla. Diventerà dello Stato, in caso di condanna. Come i 12.700 euro congelati sui conti, anche in una filiale di Urgnano, in provincia di Bergamo.
«Comprendo la rilevanza della notizia perché a un imprenditore sono stati sequestrati dei beni — dice l’avvocato Gianbattista Scalvi — ma resto dell’idea che i processi sia giusto farli in tribunale». È un «no comment» nel merito delle ipotesi della procura, rispetto alle quali il difensore si limita a un «riteniamo che il comportamento (del suo assistito ndr) sia stato corretto». Ha proposto il Riesame contro il sequestro firmato dal gip Maria Luisa Mazzola, l’udienza non è stato ancora fissata. Potrebbe rinunciarci, non sarebbe il primo caso, per accedere agli atti. Le carte del pm Nicola Preteroti ricostruiscono un risparmio illecito di imposte per 1.020.000 di euro. Sul reddito delle società (Ires) e sul valore aggiunto (Iva), attraverso fatture per prestazioni inesistenti emesse da due società cartiere. Chi annota le spese, può dedurre i costi. In questo caso la Bloom (in liquidazione), società di commercio di prodotti tessili, con sede prima in via Verdi a Bergamo e poi a Brescia: Chiappini, negli anni delle dichiarazioni Iva (2014 e 2015, per i precedenti), era l’amministratore unico. Le fatture sono state emesse dalla Beta.Tre e dalla Commerciale Penelope, per 1.491.400 euro e per 1.467.500 euro. Solo che, ipotizza la procura, le prestazioni e dunque le spese della Bloom, erano fittizie.
Alcuni dati hanno insospettito l’Agenzia delle Entrate, la Finanza ha indagato sui beni. La Beta.Tre (socio unico il liquidatore della Penelope) non aveva presentato dichiarazioni, non aveva struttura, dipendenti, utenze di luce-acqua-gas, ed era stata costituita nel 2013 per poi sparire due anni dopo. Inoltre, la socia al 10% era la proprietaria al 100% della Bloom. Altra accusa: documenti, scritture contabili, fatture dal 2015 al 2016 sono state per lo più distrutte. L’Agenzia ha chiesto spiegazioni a Chiappini, senza però averne.